Tra la spolverata di neve e le risposte di Monti

monti giovSì, è già stato detto, già ne abbiamo parlato;  la tv ha speculato, le radio chiacchierato, i giornali ancora pubblicano su argomenti connessi tra loro da un filo che rimarrà senz’altro incastonato in una di quelle cornici. Ci studieranno, è certo. E mentre tanti fiocchi di neve si adagiano sul suolo italiano, i capelli si increspano e ai giovani viene detto di smaltire ancora sacrifici perchè qualcuno, prima di loro, negli ultimi decenni, ha costruito male, ha speso molto , ha ragionato poco. In nome del Paese, dice Monti, dobbiamo prendere provvedimenti e rinunciare al “buon cuore”.  E’ necessario scardinare “le cittadelle” che da anni caratterizzano “alcuni” posti di lavoro e, una volta praticata tale sottrazione, si procede alla somma, sommando tutto ciò che possibile al conto dell’Italia giovane, che non deve abbattersi, ma prepararsi ad una nuova era che almeno salvaguarderà il futuro. In poche parole? Bisogna adoperarsi, affinchè alle generazioni future ci pensi qualcuno e perchè, diciamocelo, il debito grazie al passato è cresciuto e nessuno se n’è accorto. Monti parla di  governi politici e noi potremmo aggiungere che una palla è stata lanciata al centro, cercando di far giocare più parti e, intanto, il debito pubblico levitava e Ballarò e Porta e porta se ne stavano a casa facendo compagnia a Santoro. Nessuno ha aperto gli occhi. Ed ecco, finalmente un bagliore, un barlume di speranza. Ma non è successo nulla : gli occhi si sono richiusi e la speranza affogata. Il professor Bellavista  ( noto personaggio cinematografico napoletano, professore di filosofia) chissà come l’avrebbe vista, come l’avrebbe messa. A quell’epoca esisteva ancora il posto fisso, il “monotono” posto fisso. A tal proposito, Monti, conscio di aver fatto nascere un tremendo equivoco spiega che in realtà, ciò che ha definito monotono, è soltanto la consapevolezza tutta italiana, di non spostare i propri orizzonti, o almeno di immaginarlo. Ciò che manca è pensare ad un futuro meno vincolato alla stabilità di un posto, unico, uguale per interi anni e in dipendenza della stessa persona. Se il suo pensiero si è ben compreso, in effetti, altre polemiche sarebbero inutili : occorre maggiore intraprendenza. Eppure c’è ancora qualche italiano che pensa che l’intraprendenza sia propria della pazienza, con la quale si sta lottando per ottenere un posto , fisso o mobile che sia.

Francesca Morgante