Sogno mediterraneo – frammenti, miti e leggende di mille e una notte fa

Mille-e-una-notteVenerdì 17 febbraio sembra aver portato fortuna agli attori che, al cineteatro La Perla, si sono misurati con un testo alquanto insolito. Non perché insolite fossero le tematiche (quel che vi si narra riprende un nucleo di novelle orientali i cui contenuti non sfuggono alla nostra tradizione letteraria ), ma perché minuta è sembrata l’attenzione ai dettagli. Le innumerevoli storie che per mano ci hanno condotto per i suggestivi tramonti orientali, sensazioni suggerite all’immaginazione dalla semplice scenografia rappresentante le dodici fasi lunari secondo giochi cromatici e dalle musiche ideate da Gianluca Rovinello propinateci dal vivo, ci sono state introdotte dal cantastorie Antonio Gargiulo, che con occhio critico ne ha curato anche la regia, manifestando nella sua recitazione non soltanto un’attenzione interpretativa, ma in più un’articolato senso della personalità attoriale che , è probabile, ha trasmesso a tutti gli altri , alcuni dotati già di un getto talentuoso proprio come la Sherazad danzatrice che lo ha affiancato nel racconto ( Francesca Bergamo); il versatile Alessandro Palladino , il cui contributo ha lasciato traccia nella non banale comicità dei suoi diversi ruoli, d’altronde come è avvenuto per Luca Sangiovanni, Simona Pipolo, anche lei molto giovane, dai colori mediterranei e dall’incredibile desiderio di gettarsi a capofitto in progetti teatrali come questo, che le diano modo di esprimere al meglio la sua passione e che abbiamo molto apprezzato in varie scene. Sa di fresco il loro impegno, la loro costanza , ma soprattutto il loro coraggio. Questa compagnia, che come avrete capito, è rappresentativa di una forza tutta giovane ben distribuita e che vanta la presenza (oltre a quelli già citati ) di Giulio Della Monica, Giusy Giglio, Savio De Vita , Chiara Miranda, Gabriele Ioime, Chiara Vitiello, Dalila Paragliola e Noemi Beltratti, si pone letteralmente in antitesi rispetto ai tentativi distruttivi che, oltre a provenire dalle ventate di pessimismo della società (è meglio mettere da parte lo spirito polemico), sono radicati in mentalità retrograde che tuttavia non compromettono la resa di gesti di coraggio di questo tipo (proprietà concettuale del teatro). Non che l’attore debba sentirsi eroe, ma di certo nello stare al gioco delle parti che sin dall’inizio abbiamo in dotazione, deve essere in grado, e l’attore vero lo è, di glassare le invettive e di inveire senza troppi schematismi…. L’arte ha di questi poteri! E infine che dire ancora ai coraggiosi in questione… Ad maiora
Francesca Morgante