“Quando smetti di lottare”

Apro gli occhi, guardo il soffitto illuminato da quei pochi raggi solari che filtrano attraverso le tapparelle.
Mi guardo intorno, ed intorno a me non c’è nulla.
cultura 1C’è solo un gran silenzio. Un silenzio che fa paura.
Scendo dal letto, metto le pantofole e inizio a vagare per la casa come un anima indistinta, un corpo vuoto.
Ma ora tra il silenzio si fa spazio un rumore strano, un rumore indefinito. È nella mia testa, è nel mio corpo. È un rumore che ad ogni passo si fa più grande.
È tutto quel casino che ho dentro, tutto quel casino a cui non riesco a trovare una soluzione.
Sono quei lavori mal riusciti, sono quei sogni soffocati dalla realtà, quegli amori finiti senza una spiegazione logica, quel tempo che sembra scorrerci tra le dita delle mani senza poter essere fermato, sono quelle domande a cui non riesci a dare una risposta, è quella bufera che alla fine non trova cielo sereno.
Tenendo in mano una tazza di latte caldo, torno nella mia stanza.
Metto le cuffie e l’unico gesto che compio è premere il tasto play.
Parte la playlist già preimpostata; Una serie di canzoni che mi hanno accompagnato nei miei momenti peggiori, così senza rendermene conto, delle lacrime cadono sul mio viso, cadono come le foglie autunnali, che si staccano dal loro ramo affinché il loro ciclo possa continuare.
Si fanno spazio tra i pensieri, quelle domande che cerco di reprimere giorno dopo giorno, ma loro continuano, continuano a riemergere come se ci fosse ancora qualcosa per cui lottare.
Eppure non c’è.
Ho smesso di lottare.

Gaia Vecchione