PROTEINA ANTITUMORALE

cerchio-delle-mani-contro-la-malattia-del-cancro-thumb9061294Uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Research e condotto da David Waisman, professore presso il dipartimento di Biochimica, Biologia molecolare e Patologia della Dalhousie University, ha individuato il ruolo chiave di una proteina capace di bloccare la crescita di un tumore nell’organismo, interrompendo in questo modo il processo di conversione delle cellule normali in cellule neoplastiche. Tale proteina è posta sulla superficie dei macrofagi, che fanno parte del meccanismo dell’immunità innata, vengono attirati nel tessuto tumorale e riprogrammati, privati così delle funzioni antitumorali. La proteina in questione, è stata battezzata “forbice molecolare” dai ricercatori canadesi, rivoluzionando con questa scoperta, il modo di studiare un tumore, ponendo l’attenzione non solo sulle cellule malate ma anche su quelle che le aiutano a crescere ed a convertire le cellule sane.

Il coordinatore della ricerca, David Waisman, afferma: “Eravamo soliti pensare che le cellule che contano in un tumore sono quelle malate, invece oggi, abbiamo visto che altre cellule ricercadevono collaborare con le cellule tumorali, guidarne la crescita e consentirne un’evoluzione delle cellule normali in cellule metastatiche”.

La ricerca ha inoltre sottolineato, che senza il processo di approvvigionamento, garantito dai macrofagi e dalla proteina, il tumore non cresce. “Questa proteina agisce come un paio di forbici che tagliano il tessuto barriera attorno al tumore, consentendo ai macrofagi di entrare nel sito della neoplasia e combinarsi con le cellule malate”, afferma ancora David.

In Canada è stata effettuata una sperimentazione su topi con tumore ai polmoni ed è stata osservata una riduzione della crescita della neoplasia negli animali con deficit della proteina in questione.

Questa è senz’altro una scoperta importante che apre la strada alla ricerca, togliendo ossigeno al tumore, fermandone la sua crescita e diffusione. Ma il Presidente del Collegio italiano primari ospedalieri di oncologia medica, Roberto Labianca, avverte che è necessaria molta prudenza, non vanno date ai malati false illusioni, in quanto è opportuno dire che dal momento in cui si identifica il potenziale bersaglio al momento in cui si può avere la disponibilità di farmaci efficienti, sono necessari anni.

A cura di Valeria Sorrentino.