Nicola Fasano ospita la collettiva Volti

IMG00399-20101203-1826 - Nicola Fasano 2Nel suo spazio puteolano al 131 di via Solfatara, Nicola Fasano ospita la collettiva “Volti”, l’Apotheca Artport, infatti, si veste fino al 15 gennaio delle splendide opere di Enrico Cajati, Elio e Luigi Mazzella e Mario Sangiovanni (infoline 0815262464 – www.artapotheca.it – info@artapotheca.it). Linguaggi e stili diversi per offrire al pubblico la personale interpretazione della metonimia umana più poetica e intensa e, nell’occasione, aprire un confronto, un dialogo: «questa mostra pone ancora una volta l’accento sull’incontro e la libera fruizione della materia artistica, com’è nello stile dell’Apotheca, ma al tempo stesso -spiega Fasano-, ho fortemente voluto che perno dell’evento espositivo fosse qualcosa di umano, di terreno, di riconoscibile ed evocativo, com’è il viso». L’oculista prestato all’arte, che ha fatto della sua location una fucina produttiva e aperta ai più differenti metodi espressivi, ha scelto un allestimento caldo ma discreto, che mettesse in evidenza l’identità di ogni artista, ma lasciasse al pubblico l’opportunità di una visione più ampia e composita, nella prima, infatti, trovano spazio IMG00400-20101203-1827i tratti scuri e immediati di Sangiovanni, stesi con assoluta maestria tanto su carta color terra che sulla candida tela, i profili espressionisti dell’artista matematico si diffondono in mille e più soggetti, rappresentando con scienza onirica le innumerevoli espressioni dell’umano; «ho sempre pensato che la parola “volto” fosse magica, evocativa, significativa, intensa, piacevole, musicale, fluida, melliflua, in grado di esprimere tante cose, in fondo -sottolinea Sangiovanni- il volto è un’immagine totipotente». Un sorriso spezzato, gli occhi bassi e languidi, uno sguardo furente, sono solo alcuni degli esempi dell’incredibile incantesimo che si compie attraverso una complessa mimica che dosa sapientemente anatomia ed emotività. Miscela esplosiva restituita anche attraverso i lavori di Cajati (l’artista partenopeo scomparso nel 2002, ndr), presenti nella collettiva come fiocchi di neve rubati ad una tormenta, precisi, perfetti, eppure diversi gli uni dagli altri, da ammirare ogni volta con occhio nuovo, con curiosità e ammirazione, in grado di ricostruire l’umano con pochi e semplici tratti: le grandi mani aperte, i profili intensi, gli sfondi pieni e cupi, stesi con consapevole prepotenza e posti sul fondo della galleria in un angolo che li esalta nella loro continua meraviglia. Le opere dei fratelli Mazzella, invece, occupano l’area centrale dello spazio, i celebri cementi e le sculture, i toni vivaci e le fascinose cromie dei metalli, la potenza del tratto e lo studio dell’umano, si compongono in una sconvolgente dinamicità caleidoscopica che rilascia un gradato stupore misto all’entusiasmo. La mostra – visitabile il lunedì, dalle 17,00 alle 19,30 e dal martedì al venerdì, dalle 11,00 alle 13,00, e dalle 17,00 alle 19,00 – rappresenta un evento di transizione dell’Apotheca che, visto il successo di pubblico e critica, aprirà, a breve, altri locali nelle immediate vicinanze.

A cura di Rosaria Morra