L’ETERNA ROMA CON IL COLOSSEO, IL CAMPIDOGLIO E…LA CODA ALLA VACCINARA

2Di necessità virtù”. Se non si può lasciare Roma nel periodo festivo per motivi di lavoro, allora si può provare a godersi la città nei momenti liberi. Guardandola in modo diverso si possono scoprire cose che pur avendole sott’occhio non si riuscivano a cogliere. Ho ragionato così e mi sono attrezzato a controllare se l’assunto fosse giusto.

Il “Colosseo” è uno di quei siti mitici che pur vedendolo in continuazione, ogni santo giorno, alla fine è un soggetto misterioso. Forse l’hai visitato anni addietro. Ti è certamente familiare, ma non lo conosci per niente, se non per sentito dire. Decido allora di tornare a visitarlo. A mezzo internet prenoto una guida per dieci euro e così comincio la mia vacanza stanziale limitata. Scelgo di camminare a piedi, per fare una cosa diversa dal solito. Mi armo pure di macchina fotografica per sentirmi “turista a casa”. L’appuntamento con la guida è per le nove e trenta alla fermata metro del Colosseo. Arrivo in anticipo e scelgo di prendere un buon caffè.

L’Anfiteatro Flavio è uno spettacolo grandioso, anche in fatto di file. Chi ha avuto la ventura di prenotarsi la guida sorpassa guardando beffardo le centinaia di suoi simili in riga. Aspettano impazienti ed accaldati d’arrivare al botteghino per comperare i biglietti. E non c’è altro tipo di vendita di ticket per evitare quell’ingorgo umano? E se c’è perché non viene pubblicizzato? Me lo chiedo, ma non so darmi una risposta. Devo dire che la decisione della guida è stata un’operazione felice. La ragazza, probabilmente una studentessa di architettura, è puntuale nei suoi racconti. Si sofferma nei dettagli e capisci che lo fa per passione.

Comincia il suo racconto dando un po’ di dati. Il “Colosseo”, che prende il nome da un’enorme statua di Nerone una volta collocata lì vicino, è un’ellisse di 188 per 156 metri, per un totale di 527 metri di circonferenza, alta quasi 50 metri. L’Anfiteatro Flavio venne costruito da Vespasiano con lo specifico scopo di dare a Roma un luogo degno della fama dei suoi giochi gladiatorii. Questi venivano in precedenza svolti nell’edificio provvisorio in legno fatto costruire da Nerone nel Campo Marzio, dopo che il vecchio anfiteatro di Tito Stanlio Tauro andò distrutto nel famoso incendio del 64 d.C.. Si sente che quel luogo affascina la guida che si estasia e si esalta in particolare quando racconta dei giochi gladiatori. Rabbrividisce nel narrare la storia di Calligola che inviò ad bestias tutti gli ospiti di una prigione solo perché mancava la carne per gli animali.

I1l giro guidato del “Colosseo” dura più di un’ora eppoi il gruppo si scioglie per le più varie direzioni. Decido, prima di recarmi a colazione, di andare a fotografare il Campidoglio con la sua vista unica di Roma e dei Fori. Il Campidoglio, oggi sede del comune di Roma, è il più piccolo fra i famosi sette colli di Roma. E’ anche il più importante, perché il primo nucleo della città nacque in questo punto, racchiuso da un primitivo sistema di mura difensive, a protezione degli abitanti dalle tribù ostili che abitavano i colli circostanti. La scalinata, “cordonata”, che ti porta su è mozza-fiato: per la sua bellezza, ma anche per la fatica che si fa per salire i tanti scalini che pare ti portino in paradiso. C’è la mano di Michelangelo Buonarroti nella ristrutturazione di questi luoghi. Ci s’impegnò parecchio su ordine del papa Paolo III, il quale si era vergognato dello stato in cui versava il celebre colle in occasione del percorso trionfale organizzato a Roma in onore di Carlo V nel 1536. In effetti l’attuale Campidoglio era in un tale stato di abbandono da essere chiamato anche “colle caprino”, in quanto era utilizzato per il pascolo delle capre.Tutto per la verità è maestoso, ma non opprimente. Le statue sembra che ti osservino come amici e ti spronano a non fermarti, ad andare avanti, ad osservare tutto il possibile. Passo dopo passo arrivi ad affacciarti sui Fori. Quando osservi da lassù le colonne, le statue, quelli che furono edifici, sembra di sfogliare un libro di storia.

L’osservazione di quelle meraviglie “illuminano d’immenso”. Anche la carne ha i suoi bisogni. Ridiscendo dal Campidoglio ed entro in un bar. Assisto ad una conversazione tra il padrone ed una cliente. “Mi dà un Magnum?”, chiede la giovane turista. Il barista gli consegna un gelato di altra marca ed alla protesta dell’acquirente lui risponde serafico:”Questo è il magnum della sua serie!”. Che figlio di…. Viene il mio turno. Ordino un aperitivo e chiedo di un bagno. La bibita arriva subito e con essa una gran bella scusa per i servizi: ”Mi dispiace, ma non sono agibili, li hanno appena lavati”. E a riprova di quello che afferma fa notare una scopa che impedisce l’accesso ai bagni. Sarà che son prevenuto per via del gelato, ma mi pare una gran scusa da furbastro inveterato.

Ad evitare sorprese culinarie, abbandono il mio status di turista e mi vesto di quello di cittadino della città eterna. Un soggetto abitudinario che ama mangiar bene, senza indulgere in sofisticherie. Decido di premiare la tradizione e, quindi, di recarmi in un ristorantino che frequento quando ho delicate riunioni di lavoro. La signora che mi riceve è sempre sorridente con quella bonomia tutta romana che ti mette subito a tuo agio. Noto la meraviglia nel vedermi da solo e non con la solita divisa, cioè con giacca e cravatta. Mi scruta nel dettaglio – i blu jeans e la camicia colorata fuori dai pantaloni – nel farmi accomodare al solito tavolo che per arrivarci devi salire un piccolo gradino. E siccome capisce che sono in libera uscita, anche alimentare, mi propone due piatti particolari: “gricia” e “coda alla vaccinara”. Non batto ciglio e le dico di si. Ci vorrebbe un vino rosso su piatti “tosti” del genere. Ma il bianco di Frascati è di prammatica, anche se si commette un peccato veniale. Che bella giornata… in tutti i sensi.

LE RICETTE

La “gricia” è chiamata anche “amatriciana bianca” perché ne contiene gli stessi ingredienti ad eccezione del pomodoro. Ingredienti: 400 gr di rigatoni (io preferisco i “tonnarelli”), 200 gr di pancetta affumicata, 80 gr di pecorino, 1 cucchiaio di aceto bianco, olio extra vergine, sale, pepe. Preparazione: In una padella mettete a scaldare dell’olio extra-vergine. Aggiungere la pancetta tagliata a dadini. Quando la pancetta è quasi rosolata aggiungere il cucchiaio di aceto. Far evaporare e spegnere il fuoco. Fate cuocere la pasta in acqua salata. Scolate al dente.
Versate di nuovo la pasta in pentola (la pasta non deve essere troppo asciutta quindi non scolatela alla perfezione). Aggiungete subito il pecorino e mantecate bene.
Aggiungete la pancetta e il pepe. Mescolate per bene.

Coda alla vaccinara. Ingredienti per quattro persone: 1 kg di coda di bue, 50 gr di lardo, prezzemolo, 1 spicchio d’aglio, 1 carota, 2 gambi di sedano, olio e burro, 1 cipolla media, 1 bicchiere di vino rosso, pomodori, sale e pepe. Preparazione: Mettere in una casseruola olio e burro accompagnati da una cipolla tritata, il lardo battuto con del prezzemolo,l’aglio, il sedano a pezzetti e della carota tagliata a fettine. Lasciar soffriggere per qualche minuto poi aggiungere la coda di manzo tagliata a pezzetti e lasciarla insaporire. Condire con sale e pepe e far prendere colore alla coda; versare un bicchiere di vino, lasciare che evapori e aggiungere i pomodori. Salare e pepare poi versare nella pentola tanta acqua bollente quanta ne serve per ricoprire la coda e lasciar cuocere per almeno quattro ore.

A Cura di Elia Fiorillo