Il Coach esistenziale, un aiuto per crescere e migliorare

coacjNella vita a volte ci sono momenti di sconforto, nei quali potremmo incrociare sul nostro cammino una persona che può darci un aiuto. Non un professionista, uno psicologo o un prete, bensì una persona normalissima, che diventa assolutamente speciale per noi.

Oscar Wilde affermava che “lo scopo della vita è lo sviluppo di noi stessi, ovvero la perfetta realizzazione della nostra natura”; il coach esistenziale è colui che ha le capacità di consigliare, ascoltare, consolare e guidare verso la scelta migliore. Può essere chiunque dall’insegnante, ad un genitore, un collega, un amico o addirittura qualcuno conosciuto per caso.

Naturalmente deve avere doti ben precise e un’intelligenza emotiva capace di cogliere anche il non-detto. La qualità più importante è sicuramente l’empatia, cioè la capacità di sentire le emozioni dell’altro, ma sempre controllata da una visione lucida e razionale della realtà. Deve essere in grado di essere schietto e sincero anche quando la verità potrebbe far male.

Il coach non ci è assegnato da nessuno, lo scegliamo noi e lui ci accoglie. È un rapporto completamente libero da compromessi, fondato sull’ascolto e sull’accoglienza.

Per essere certi di aver scelto bene ci basterà osservare l’effetto che la vicinanza o la lontananza del coach provoca in noi. Se la sua presenza ci rasserena e soprattutto ci aiuta ad abbassare il livello di stress, allora vuol dire che il rapporto funziona.

Un detto buddista dice che “quando l’allievo è pronto allora arriva il maestro”, questo vuol dire che il coach deve rispondere, incarnare e riempire quell’aspetto di cui l’allievo si sente privo in quel momento: sicurezza, equilibrio, carisma o altro.

Il coach diventa indispensabile soprattutto nei momenti di cambiamento o transizione, guidando l’altro verso una consapevolezza di se stesso, della sua identità e delle risorse che ha da sfruttare.

Di solito quando il compito è finito e la persona ha acquistato fiducia e basi sulle quali costruire la propria personalità, il rapporto si allenta, ma resta comunque un legame costruttivo, aperto al confronto e libero da pregiudizi.

A cura di Sara Daniele