Giacomo Leopardi

Nacque a Recanati nel 1798 e la sua figura poetica, filosofica, fu posta nel 1800 italiano nella corrente romantico- letteraria. Le sue opere sono ancor oggi considerate a livello culturale internazionale. Iniziò il suo percorso come forte poesie 3sostenitore del classicismo impegnandosi in traduzioni di Lucrezio ed Epitteto, ma con la scoperta di poeti romantici come Byron, Chautebriand ne fu fortemente influenzato. Attraverso lo studio filosofico emerse ben presto il suo pessimismo. La sua formazione culturale avvenne presso scuole gesuite dove apprese il latino, la teologia e la filosofia. Intraprese studi personali avvalendosi anche della consultazione di ventimila volumi che facevano parte della biblioteca personale del padre. Tra i suoi primi sonetti scrisse “La morte di Ettore” e grazie agli approfondimenti filosofici “Dissertazioni filosofiche” contenente argomenti sull’astronomia, teorie sull’elettricità ed idrodinamica e “Dissertazione sopra l’anima delle bestie”.

Si affacciò in un’estenuante studio personale della durata di circa sette anni , che lo provò anche fisicamente. Studiò Latino, Greco ed Ebraico da autodidatta ed anche il Francese, l’Inglese e lo Spagnolo. Nel 1815 fu colpito da una profonda crisi spirituale che lo portò essenzialmente alla poesia. Lesse i componimenti di Alfieri, Parini e Monti e senza più condizionamenti familiari si proiettò verso poesie come “Le Rimembranze”, “Lettera ai compilatori della Biblioteca Italiana” mai pubblicate. Di bassa statura ebbe seri problemi fisici legati alla sua postura assunta nei lunghi momenti trascorsi in posizioni scomode per l’eccessivo studio che lo portò ad una forte scoliosi, con complicanze cardiache e respiratorie, febbri ricorrenti, problemi motori alle gambe e problemi alla vista. Si ipotizzò che gran parte delle sue malattie come anche la sospetta celialchia ed una tubercolosi ossea derivassero dalla consanguineità dei suoi genitori che erano tra loro cugini. Le sue profonde crisi depressive posero anche il sospetto che lui soffrisse di un disturbo bipolare con instabilità emotiva, che lo portava a frequenti cambi d’umore. Nello “Zibaldone” descrisse le passioni umane e la  “Teoria del piacere” che è la ricerca dell’uomo durante il corso della sua vita

teso al piacere e gli elementi di questa ricerca andavano ricercati nella natura come strumento di tale ricerca della felicità, che spesso però appariva illusoria. Nel 1817 piegato dai suoi mali decise di dare una svolta alla sua prostrazione allontanandosi dall’ambiente recanatese. Iniziò l’amicizia epistolare con Pietro Giordani che incoraggiò il poeta nei suoi intenti e che riteneva l’unico che fosse in grado di comprendere anche le sofferenze della sua anima. Nel “Diario del primo amore” descrisse l’amore nutrito per una sua cugina. Nel 1819 scrisse “L’infinito”, “La sera al dì di festa”, “Alla Luna”, “La vita solitaria”, “Il sogno”, “Lo spavento notturno” dove era descritta la sua consapevolezza sull’impossibilità dell’essere felici. Soggiornò a Roma ma visse isolato, non colpito dalla città che reputò quasi squallida. Si recò successivamente a Milano dove ebbe incarico di dirigere l’edizione delle opere di Cicerone e di edizioni di altri classici latini ed italiani. Si trasferì a Bologna dando lezioni private ed è qui che compose le “Operette morali”. Si trasferì a Firenze a causa di un amore non corrisposto verso la contessa Malvezzi. Giunto a Pisa compose “Il Risorgimento”, “A Silvia”. Finito il momento di benessere psico-fisico ritornò a Recanati dove scrisse “La quiete dopo la tempesta”, “Il sabato del villaggio”, “Il passero solitario”. Nel 1831 fu eletto deputato dell’Assemblea del Pubblico Consiglio di Recanati, ma non potè accettare la nomina per la restaurazione ad opera degli austriaci del governo pontificio. Giunse a Firenze dove conobbe Antonio Ranieri con il quale visse cinque mesi e tornato a Napoli iniziò la sua corrispondenza con l’amico sul quale vennero fatte anche illazioni su di un ipotetico rapporto amoroso tra loro. A Napoli stese “I pensieri” e vi lavorò fino agli ultimi giorni della sua vita, assistito anche dalla sorella  dell’amico Ranieri. Gli ultimi suoi componimenti “La Ginestra o il fiore del deserto”, “Il tramonto della luna”. Morì all’età di 39 anni a Napoli nel periodo in cui imperversava il colera, per idropisia polmonare tra le braccia del suo amico Ranieri.

(Luisa de Franchis)

A Tuono

33 metri di trasparente distesa d’acqua

immota risucchiata e rigettata là

ed un gran silenzio,

solo il rumore leggero

e tu che emergi

come un bravo saltimbanco a mezzo busto

con istintiva presa

di chi sa dove la direzione lo porterà.

E di colpo solo il sibilo del vento

e l’unico tuo obbiettivo

quello di centrare

quel varco per poi farci sognare.

Con millimetrica precisione

quel volo di un pallone.

Ed il tuono arriva

forte e potente

e non lo ferma più niente.

Che grande adrenalina

in questa mia mente

quando tenti di farci capire

che l’acqua per te è il tuo avvenire.

poesia 1

(Luisa de Franchis)