Duraccio (Consulenti del Lavoro): “Nel primo quadrimestre 2022 Campania prima in Italia per assunzioni”

Servono politiche efficaci per favorire occupazione reale” Carbonelli (ANCL): “Dare attuazione alle norme per rappresentatività sindacale e potenziare sistema ispettivo” Nel corso dei lavori presentato il report sull’occupazione in Campania curato dalla Fondazione studi

“Nei primi quattro mesi del 2022 la Campania ha registrato un incremento di occupati di 49mila unità al netto dei licenziamenti. Il dato ci colloca primi in Italia e dimostra che una via d’uscita dalla crisi economica e occupazionale ci può essere. Sia per ciò che riguarda i rapporti di lavoro a tempo determinato, zoccolo duro delle assunzioni in Campania, che quelli a tempo indeterminato dovuti al blocco dei licenziamenti stabilito dal governo nel 2021. Dobbiamo proseguire con politiche sane di incremento all’occupazione, unica risposta efficace per aiutare concretamente famiglie e imprese”. Lo ha detto Edmondo Duraccio, presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Napoli, in apertura del VII Forum

“Lavoro, Occupazione, Imprese e Libere Professioni”.

Questo dato si inserisce tuttavia in un quadro davvero complesso che emerge dallo studio realizzato dalla Fondazione Studi dei Consulenti del lavoro che ha ‘fotografato’ la situazione nella regione.  

“Il tasso di occupazione in Campania è del 41,3% laddove la media nazionale è del 52,8%. Napoli è ultima come tasso di occupazione con il 34,1%, lontana oltre trenta punti da Bologna e Bolzano. Il dato sul lavoro irregolare – ha proseguito Duraccio – pone la Campania seconda in Italia con il 18%. Le donne hanno subito maggiormente la crisi (solo il 29% sono occupate) così come i giovani. Nel 2021 332mila nuclei familiari hanno usufruito del Reddito di cittadinanza. E’ evidente che bisogna intervenire politicamente su questo strumento di sostegno alla povertà, orientando chi è in grado di farlo verso il mercato del lavoro”.

Sui temi principali in discussione nel corso delle tavole rotonde è intervenuto Luigi Carbonelli, presidente dell’A.N.C.L. Unione Provinciale di Napoli: “Uno di questi, per il quale ci battiamo da tempo, è relativo alla rappresentatività delle organizzazioni sindacali per la mancata attuazione dell’art 39 della Costituzione. L‘altro è inerente il tema delle ispezioni per l’attuazione dei contratti collettivi nelle sedi di lavoro. Abbiamo il dovere di fare chiarezza alle imprese per garantire la certezza del diritto e per informarle sui rischi che si corrono non ottemperando alle normative. Il nostro è un ruolo tecnico ma siamo parte attiva nella vita sociale del nostro territorio e abbiamo interesse affinché tutti collaborino per l’espansione del mercato del lavoro”.

Sugli effetti della crisi nella vita degli italiani si è soffermato Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi: “La congiuntura internazionale ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie. Il conflitto in Ucraina, che segue i due anni di pandemia, sta causando l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia che incidono sulla spesa giornaliera. Serve intervenire sul cuneo fiscale per favorire nuove assunzioni facendo i conti con bilancio dello Stato, ma senza un intervento europeo per porre fine al conflitto sarà difficile poter ripartire”.

Sul tema dei controlli è intervenuto Giuseppe Cantisano (capo ispettorato interregionale del lavoro di Napoli e Sud Italia): “Abbiamo dato il via all’assunzione di nuovi 800 ispettori del lavoro ordinari dei quali 50 saranno destinati alla sede di Napoli. Tuttavia ritengo che non sia solo un problema di controlli ma di diffusione della cultura di legalità. Noi interveniamo spesso a danno già fatto. La vera sfida è quella della prevenzione che parte anche da iniziative come quella di oggi con le sue finalità informative e formative”. I lavori sono, poi, proseguiti con il confronto con le tre principali sigle sindacali.

Nicola Ricci (segretario regionale della Cgil), da canto suo ha sottolineato che “non è possibile che esistano trecento contratti firmati tra le parti senza valenza nazionale in rappresentanza del 3% di dodici milioni di lavoratori e poi altri 190 contratti siglati dalle nostre organizzazioni che rappresentano oltre dieci milioni di lavoratori. Le condizioni salariali vanno discusse all’interno di una cornice di grande rilevanza nazionale e di grande rappresentatività. Questo da forza a tutti i lavoratori ma anche alle imprese che devono avere riferimenti certi e una controparte che sia in grado di dare forza alle proprie proposte”.

Secondo Doriana Buonavita (segretaria regionale della Cisl): “Da troppo tempo i dati sull’occupazione si sono consolidati su livelli negativi. Il lavoro non si genere per legge, decreto legge o con il reddito di cittadinanza. Il reddito vero arriva dal lavoro. Non si crea occupazione dando più risorse ai centri del lavoro bensì mettendo insieme sindacati e imprese per fare miss matching sui bisogni, riqualificando chi è uscito dal mercato del lavoro e ricollocando le risorse umane in quelle aziende che offrono stabilità e fiducia”.

La proposta di Giovanni Sgambati (segretario regionale della Uil) è di immaginare “un intervento urgente sul fisco perché la guerra e l’inflazione stanno erodendo in modo importante i salari. Pensiamo che l’adozione di un provvedimento del governo per detassare le tredicesime possa essere, già adesso, una risposta immediata in grado di favorire il mercato interno”.

Il professore Luigi Fiorillo (docente di Diritto del lavoro all’Università di Napoli) ha posto l’accento sul tema del salario minimo: “La direttiva europea 2041 del 2022 ci consente di affrontare questo tema in modo consono. Vedo male un intervento legislativo che impone soggetti che indicano salari minimi senza la partecipazione delle parti sociali. L’adozione entro due anni di una regola sul salario minimo è la strada per una legge sulla rappresentanza sindacale finalizzata a far sì che i contratti abbiano efficacia erga omnes. Avremo così un salario minimo applicabile per legge”.