Consumismo culturale… Musica

messaggiIl consumo è considerato dagli studiosi come una particolare forma di linguaggio, con il quale si comunica continuamente ed attraverso cui si compongono e si trasmettono messaggi, con la funzione di tanto di definirne tanto di distinguerne l’appartenenza a gruppi diversi. I consumatori scelgono i prodotti come un mezzo per comunicare agli altri le loro relazioni con insiemi complessi di attributi e valori sociali. Questo orientamento di studio porta a considerare il consumo come parte di un più generale stile di vita; con questa espressione si intende un insieme coerente e distinto di scelte di consumo, ma anche di modi in cui si consuma: fanno parte di uno stile di vita anche le regole da seguire a tavola o i modi di dividere il proprio tempo in attività di tipo diverso. Per lo studioso del mercato, mosso unicamente dalla volontà di identificare i potenziali acquirenti di servizi, gli stili di vita rappresentano tipi diversi di consumo di cultura e di beni.
Utilizzando indicatori differenti come le caratteristiche demografiche, la collocazione geografica ed i tratti della personalità, egli tenta di analizzare modelli di consumo, cioè di associare consumi di prodotti diversi. Quindi non è visto come un processo unitario ma come un modello di comportamento riflesso che incorpora acquisti ed azioni analoghe. Per il sociologo, che mira a descrivere il potere culturale e la riproduzione sociale, questi modelli di scelta di beni materiali e di attività di svago suggeriscono invece una identificazione con significati simbolici che definiscono l’identità personale in nuovi modi; ciascun stile di vita viene a rappresentare così un modo di vivere basato su valori, credenze, abitudini e punti di vista specifici.
Questo significa che non si può comprendere, né dunque spiegare, il comportamento nei consumi attraverso un semplice sistema di bisogni statisticamente tracciato; ciò che si deve cercare sono i significati, a volte inconsci, che gli individui danno alla sua pratica. Portando come esempio il consumo dei media, qualcuno sostiene che, per comprendere appropriatamente i significati della sua ricezione, gli esperti dovrebbero contestualizzare le reazioni del pubblico mettendole in relazione con tutta una serie di altre attività sociali, di artefatti e di interpretazioni, poiché è giunto il momento di cominciare ad indagare non soltanto i modi in cui la radio e la televisione e i new media vengono usati e dotati di senso dai consumatori, ma anche gli abiti che essi scelgono di indossare, o i cibi che mangiano o la musica che ascoltano e via dicendo. La musica è un fenomeno intertestuale ed intermediale che rivela il suo potere comunicativo modificando il linguaggio a seconda dei contesti sociali e mediali in cui appare; per quanto sembri essere evidente questa onnipresenza della musica nel vivere quotidiano, il linguaggio musicale rimane tuttavia un ambito sconosciuto. Nonostante un bagaglio culturale sviluppato in quasi mezzo secolo di esistenza e l’evidente impatto sociale, i contributi di analisi socio scientifici sulla comprensione della musica sono dispersivi, raggruppati su aspetti specifici che trascurano il principio di codice comunicativo musicale. Se da un lato veniamo quasi sovraccaricati da messaggi musicali, forzati al consumo, anche senza possedere un disco; basta infatti collegarsi ai media vecchi e nuovi, o passeggiare per strada, entrare in un negozio, ed ecco che, il sottofondo all’ultimo spot o servizio giornalistico ed il ritmo delle veline, ci rende complici in un messaggio-sonoro; dall’altro è evidente un silenzio ingiustificato della musica in quanto tale, se ne parla pochissimo. Non facciamoci ingannare dalle tante notizie diffuse dai media che raccontano principalmente il gossip e il costume; le parole si sprecano sui quotidiani, dove imperversano le analisi di sociologia spicciola. Esiste poi un silenzio scientifico, incomprensibile pensando alla capacità comunicativa custodita dal suono. Questo disaccordo puà essere un punto di partenza per rilanciare i problemi socio-economico-culturali che interessano il messaggio-sonoro, in modo tale da trovare complessivamente soluzioni aggiornate per un mercato, quello musicale, che in questi anni, causa una maturazione del mercato stesso e di una evoluzione nell’uso e nel consumo di musica, si è ritrovato vittima di una forte crisi. Al pari delle altre arti, la musica incorpora una dimensione sociale presente a molteplici livelli di indagine, come ad esempio l’esecuzione in pubblico di un brano intesa come atto evidentemente sociale in quanto coinvolge una molteplicità di individui. Il filone degli studi su musica e società, soprattutto nella sua fase moderna, si è manifestato come un campo variegato nell’intersezione di discipline e paradigmi di indagine tra di loro anche molto eterogenei; a volte con il prevalere di un orientamento estraneo, che considera la musica come un oggetto qualsiasi della riflessione sociologica ; altre volte come una prospettiva di ricerca interiore basata sul testo musicale, sulla sua esteticità, sulla sua storicità, in un ambito di studi nel quale le implicazioni sociali appaiono un completamento alle riflessioni critico, estetico, interpretativo. Negli ultimi anni l’affermarsi di alcune tendenze culturali come il post-modernismo, i cultural studies, e di una generale tendenza alla variabilità disciplinare riguardante le scienze umane, sembrano dare nuovo vigore a ricerche di carattere socio-musicale, tanto più che al di fuori di un ambito strettamente accademico vi è un importante ascesa della richiesta di ricerche sull’operatività gestionale delle strutture produttive musicali anche dal vivo. In prospettiva, il sopraggiungere, anche in Italia, di un interesse per temi di ricerca musicologia, che vadano al di là di una sfera di indagine puramente e troppo settorialmente musicale, favoriscono un’apertura ai temi sociali, politici ed economici. Non si può capire la musica senza capire la società; ma soprattutto, non si può capire la società senza capirne la musica, senza una cultura della musica. Forse è ora di provarci…

a cura di Daniele Vitale