Bruno Bruno (B²), con la personale Emozioni

Bruno Bruno - Emozioni - IncontroNello storico Umberto, al 30/31 di via Alabardieri, tra i profumi e i sapori delle leccornie che clienti da tutto il mondo vengono a provare appositamente, fino a fine mese a deliziare gli occhi ci saranno anche le opere di Bruno Bruno (B²), con la personale “Emozioni” (infoline 081418555 – www.umberto.it – info@umberto.it). L’esposizione, che s’inserisce perfettamente nello spazio accogliente e familiare del locale tra i più importanti del Belpaese, racchiude il tratto classico dell’autore partenopeo che vive e lavora nel suo studio alle Rampe Brancaccio, 49. Protagonisti dei suoi lavori, infatti, oggetti tipici del surrealismo, che, nell’occasione, vestono atmosfere noir e oniriche. Il mulino de “L’iconoclasta” o la mongolfiera tricolore del “Patriot one”, diventano metafore di un bisogno interiore di oltrepassare i confini di questo mondo materiale ed effimero per arrivare lontano, dove tutte le miserie della società contemporanea non possono esistere. Il colore si stende pieno e copioso sulla tela, a riempire di materia la materia, a delineare e delimitare oggetti dal sapore retrò che nella cromia calda e un po’ d’antan trovano la propria Bruno Bruno - Emozioni - Inerziaidentità. Guardando le opere di Bruno ci si immerge in un film senza fine, in un libro a metà tra la fiaba e la favola, in una storia di vite già vissute, e il surrealismo che permea il gesto pittorico diventa il narratore onnisciente che svela intrighi e colpevoli. Dopo aver studiato all’Accademia Pietro Vannucci di Perugia, dove frequenta i corsi di pittura e restauro, e inizia a formare la propria identità artistica, approfondisce la tecnica e i contenuti delle opere del fiammingo Bosch, poi quelle dei maestri del surrealismo Dalì, Ernst, Magritte, Tanguy, che rileggerà successivamente ammantandole del retaggio metafisico dechirichiano. Una cifra stilistica evidentemente complessa quella di (B²), che nella personale partenopea viene fuori in tutta la sua sincerità, grazie soprattutto all’ambiente che l’accoglie.

Rosaria Morra