Quando a Ischia arrivò una balena: era il 1770: a testimoniarlo anche una tela del museo di San Martino

Idipinto balenammaginiamo un giallo accaduto in un luogo di mare due secoli fa. Come protagonista un capodoglio di circa otto metri. Gli elementi della storia sono: un quadro, il cui autore resta sconosciuto (il dipinto su tela è attualmente custodito nel museo nazionale di San Martino a Napoli) e rappresenta il primo spiaggiamento di un grande cetaceo documentato in Campania. Un osso mascellare lungo tre metri, ritrovato a Forio d’Ischia, davanti alla Torre di Sant’Anna. In poche parole una vicenda degna della migliore tradizione letteraria giallistica, arricchita dal susseguirsi di alcuni colpi di scena. L’antico “delitto” si sarebbe consumato nel 1770, Alcuni pescatori dell’isola d’Ischia la mattina del 23 aprile, trovano la mole immensa del cetaceo sulla spiaggia di Citara. Il suo corpo sparito dalla tomba nel 1819, quando le ossa furono cedute a Luigi Pedagna, direttore del Museo Zoologico di Napoli, per integrarne la collezione. Lo scheletro poi passò al gabinetto di Anatomia Generale e Patologica della capitale borbonica, dove se ne perdono definitivamente le tracce (1845). Ed infine due studiosi che hanno riaperto il caso, Vincenzo Maio curatore del Museo Zoologico dell’università Federico II e Angelo Miragliulo, fondatore dell’associazione Delphis, che trovano sulla base di antichi scritti e testimonianze del luogo, l’osso mascellare del capodoglio. Attualmente l’osso è in esposizione ad Ischia, ma i due ricercatori sono intenzionati a ritrovare il resto del corpo. L’ultima tappa certa dello scheletro è l’università di Bologna. Maio e Miragliulo sarebbero già in contatto con i colleghi emiliani per reperire informazioni. Ma se i due riuscissero a riunificate i resti del cetaceo, rimarrebbe comunque il dubbio: chi ha commesso l’atroce “delitto” quel fatidico 23 aprile del 1770?

Questa risposta purtroppo non potrà darcela nessuno!

A cura di Rosario Scavetta