Università in protesta per il decreto Gelmini: stop a esami, sedute di laurea e non solo
Care lettrici e cari lettori, che siate studenti che si vedono sbarrare la strada verso la laurea e verso il mondo del lavoro, genitori che vedono in pericolo il futuro dei propri figli, oppure ricercatori che vedono svanire davanti agli occhi la possibilità di essere assunti professionalmente a tempo indeterminato, è difficile rimanere inerti verso il terremoto scatenato in protesta contro il decreto Gelmini per la riforma dell’Università. Le tematiche fondamentali da cui scaturisce la protesta sono la carenza di fondi per la ricerca e per lo svolgimento della didattica (dati i tagli che hanno colpito a pioggia il settore di ricerca e sviluppo) e l’equiparazione degli obblighi didattici tra professori associati, di ruolo e ricercatori, mantenendo però diversi trattamenti. Fino a oggi i ricercatori potevano fare didattica, a loro discrezione, fino a un massimo di 350 ore: con la riforma, esso diventa il loro limite minimo (così come è per i professori), a scapito dell’attività di ricerca. I ricercatori inoltre possono essere assunti a tempo determinato (rientrando dunque nella tipologia dei lavoratori precari) per un massimo di sei anni, trascorsi i quali potranno essere, nel migliore dei casi, assunti a tempo indeterminato come associati, conquistando finalmente l’aspra vetta del lavoro fisso, oppure mandati a casa e costretti a ricominciare da zero.
Come segno di protesta, i professori di diverse facoltà (tra le quali Ingegneria e Farmacia del prestigioso ateneo Federico II) hanno deciso di sospendere le sessioni d’esame e le sedute di laurea per il mese di luglio; come gli stessi professori (ricercatori e non) hanno più volte sottolineato, l’obiettivo non è colpire gli studenti, bensì contestare e respingere con forza l’ennesimo freno allo sviluppo del Paese e alla ricerca, anche e soprattutto in difesa degli studenti, lavoratori e potenziali ricercatori di domani.
Altri istituti hanno optato per scelte ben più gravi: infatti il Consiglio della facoltà di Psicologia della Seconda Università di Napoli, oltre a deliberare la sospensione della sessione estiva, ha deciso all’unanimità di non effettuare l’emissione dei bandi relativi alle prove di selezione per l’ammissione ai Corsi di Laurea, previsti dall’offerta formativa del prossimo anno accademico 2010/2011, non potendo garantire una copertura istituzionale delle funzioni didattiche.
Riscuote invece successo il piano universitario predisposto dall’assessore regionale all’Università, alla Ricerca e all’Innovazione Guido Trombetti, ex rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che ribadisce con fermezza l’importanza della ricerca e dell’alta formazione come unico vero strumento per lo sviluppo della regione, e sostiene l’innovazione e legami più stretti tra laboratori di ricerca e università: “Apprezzabile l’apertura dell’ex rettore”, commenta Paolo Donadio, ricercatore della facoltà di Economia dello stesso ateneo, “ perché va nella giusta direzione: ha bene a mente di essere, prima che un politico, un docente. Può fare bene perché è perfettamente a conoscenza delle condizioni in cui versano i dipartimenti, e qualcosa la può e la deve fare.”
Sperando che serva a qualcosa.
A cura di Germana de Angelis