Stavolta si legge. I libri di cinema suggeriti da Piera Detassis eccezionalmente per voi

«Da ragazzo i miei film preferiti erano quelli che chiamavo Champagne commedie. Mi piacevano le storie che si svolgevano in attici dove dall’ascensore si entrava direttamente nell’appartamento, i tappi volavano, uomini raffinati e spiritosi flirtavano con donne bellissime vestite come oggi si userebbe solo per un matrimonio a Buckingham Palace. Tutti bevevano in continuazione e nessuno vomitava, nessuno aveva il cancro, i tubi non perdevano e se squillava il telefono in piena notte non brancolavano nel buio come mia madre rischiando di rompersi una gamba alla ricerca dell’unico apparecchio nero di casa. No, Spencer Tracy, Katharine Hepburn e Cary Grant allungavano il braccio sul comodino, dove il telefono era bianco…». È la svagata nostalgia del cinema come la racconta Woody Allen nell’autobiografia A proposito di niente (La Nave di Teseo), un libro che val la pena. Così come restano insuperate le cronache-recensione dedicate a Woody da Lietta Tornabuoni, grande giornalista di La Stampa scomparsa dieci anni fa a cui rende omaggio un imperdibile “libello” (introduzione di Natalia Aspesi, complice e amica), Quando scriveva Lietta, scaricabile dal sito www.torinofilmfest.org. Lei sì che sapeva narrare in sintesi, pochi aggettivi giusti, nessuna compiacenza, per dirci della vita e mai solo di un film o di un evento. Ritratto di Cannes ai tempi di Amarcord: «Fellini con le bionde (Giulietta Masina, Monica Vitti in volpi rosa) e con le brune (Magali Noël, la Cardinale trasparente di pizzo nero); Joséphine Baker viva, in lamé d’oro. Molte carine di poco nome: tutte con i seni infiammati dal sole e dal vento ancora fresco della spiaggia. Permanenti fitte e grette, giacchettina di talpa, calze rosse, cigno color aragosta, sottovesti di raso. Volendo, stivali. Naufraghe, campagnole belle, bagnanti, Lili Marleen, sceicche, sorelle Brontë». In poche righe, un mondo intero.