Seconda, per molti terza, chiamata alle urne per gli italiani: stavolta è Referendum

ImmagineIl referendum del 12 e 13 giugno, oltre al celebre quesito sul legittimo impedimento e la spinosa questione sul nucleare, ovvero i due punti più chiacchierati e di cui sembra più sicuro il verdetto, comprenderà anche due punti, non meno fondamentali, sulla privatizzazione dell’acqua; tuttavia, sembra che non tutti siano a conoscenza di ciò, anzi: pare che, a meno di un mese dalla votazione, vi fossero persone ancora all’oscuro della sua esistenza. O almeno questo è quanto è risultato da un sondaggio, che ha preso in esame un campione di 60 persone dai 18 ai 55 anni, la maggioranza delle quali residenti a Napoli, da me effettuato in una ventosa settimana di metà maggio: poco più dell’8% del campione intervistato non era a conoscenza dell’evento, mentre fortunatamente solo l’1,8% delle persone al corrente del referendum era invece totalmente ignara dei punti riguardanti l’acqua (anche se risultano leggermente in vantaggio le persone informate in modo vago e superficiale, rispetto a quelle con maggiore cognizione di causa). La quasi totalità delle persone informate ha appreso la notizia tramite la rete: Internet si conferma dunque la fonte d’informazione prediletta, soprattutto per quanto riguarda le persone tra i 18 ed i 30 anni d’età; il secondo mezzo di diffusione più popolare è, a quanto pare, il confronto con amici e conoscenti; buon segno, a quanto pare in giro non si parla solo di vestiti e Grande Fratello! Gli ultimi posti sono occupati invece dai veicoli di informazione più “tradizionali”, come i quotidiani e la televisione: a tal proposito è scoppiata una polemica per quanto riguarda gli spot informativi sul referendum, che inizialmente erano stati “scartati” dalle tv: dopo varie proteste e richiami, anche da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, tali spot hanno finalmente iniziato ad andare in onda; anche se, a quanto pare, quasi esclusivamente di notte, e solo in fasce di minimo ascolto: si sono affacciati un po’ più spesso e in fasce orarie più “consone” solo nell’ultimo periodo. Pare invece ben fuori di dubbio la scelta degli intervistati per quanto riguarda la risposta da dare: ovviamente, sì. Certo è un sì potenzialmente confusionario, essendo questo referendum abrogativo (ovvero, si chiede l’eliminazione di un punto, non la sua approvazione); per maggiore chiarezza, usando una formula che sta ampiamente girando, “un sì per dire no”. In ogni caso, è contrario alla privatizzazione più del 90% delle persone intervistate, con un solo favorevole e pochi indecisi.
Le idee sono chiare anche per quanto riguarda un’altra domanda “scottante”: “andreste al voto anche nel caso in cui venisse tolto il quesito riguardante il nucleare?”; più del 95% degli intervistati si era detto assolutamente propenso a presentarsi alle urne anche in questa eventualità che, seppur non verificatasi, ci ha fornito un riscontro altamente indicativo: infatti, a quanto pare risulta lampante agli italiani l’incalcolabile importanza che l’acqua resti un bene pubblico, invece di diventare un bene di consumo alla stregua di un cellulare o un televisore (con la differenza che di entrambi gli apparecchi menzionati si può fare a meno! L’accesso all’acqua potabile è invece stato recentemente riconosciuto dall’ONU quale diritto umano e, in quanto tale, inalienabile e fondamentale; dunque, sicuramente non quotabile in Borsa).
In ogni caso, nonostante i risultati tutto sommato positivi riscontrati in questo piccolo sondaggio, è comunque bene, in questi ultimi giorni che precedono il referendum, cercare di diffondere la notizia, ovviamente nella speranza che disertino meno del 50%+1 degli Italiani, rendendo il risultato del referendum abrogativo di fatto totalmente nullo, qualsiasi esso sia.

Germana de Angelis