Roberto Benigni a San Remo: un amalgama di storia, passione e comicità

benigniCari lettori e lettrici, come chiunque abbia guardato Rai Due giovedì scorso saprà, a festeggiare l’unità d’Italia s’è schierato anche Roberto Benigni, in uno spettacolo memorabile. Sul secondo canale di quella che nacque come la Radio Audizioni Italiane, Benigni ha tenuto uno spettacolo di più di tre quarti d’ora, in cui ha riassunto la storia degli ultimi centocinquanta anni d’Italia, e raccontato la storia dell’Inno di Mameli in tutte le sue tappe.

Con la verve che lo contraddistingue, l’attore natio della Toscana (terra che ha visto nascere e crescere i più grandi autori italiani e lo svilupparsi della lingua unica che oggi ci permette di classificarci come “italiani”), ha posto in luce quanto sia cruciale, in un periodo di contrasti interni, politici e non, quale quello che stiamo attraversando, che si ricordi a tutti gli italiani quali siano le loro origini e che, come dice il detto, “nell’unione sta la forza” ; infatti già dai tempi dei Romani, ricorda Benigni, era risaputo che un nemico unito è più determinato, forte e difficile da sconfiggere, mentre dividendo le fila dei nemici, questi diventavano immediatamente più vulnerabili: “Divide et impera” era il motto che caratterizzava l’esercito Romano, il più imponente e ben organizzato della storia.

L’unità d’Italia ha visto il sacrificio di migliaia di persone che condividevano lo stesso ideale, nonostante queste non siano pienamente riuscite nel loro intento, e le decisioni ad essa successive abbiano causato un (irreversibile?) peggioramento del divario Nord-Sud. Tuttavia, la disgregazione dell’Italia comporterebbe l’annullamento dei loro sforzi e della volontà di tutti quegli italiani che, accorsi alle urne, avevano votato democraticamente perché l’Italia divenisse un unico Stato, che fosse forte economicamente e culturalmente.

Cari “Fratelli d’Italia”, dopo centocinquant’anni di unità, tra gli innegabili difetti, ma anche i pregi, di questa tanto anelata Italia unica, direi che sarebbe anche giunto il momento non di arretrare, bensì di compiere il secondo passo.

A cura di Germana de Angelis