Piattaforma di petrolio affonda in America: è disastro ambientale

greggio_mareSi è rivelato molto più grave del previsto l’incidente, verificatosi lo scorso 21 aprile al largo del Golfo del Messico, che ha visto collassare su se stessa la piattaforma per l’estrazione del petrolio “Deepwater Horizon”, di proprietà della società svizzera Transocean ma presa in consegna dalla British Petroleum.

Nell’esplosione che ha causato il disastro sono morte 11 persone e 17 sono rimaste ferite, di cui 4 in modo grave. La piattaforma conteneva all’incirca 2,6 milioni di litri di greggio e la BP le ha tentate davvero tutte per evitarne, o quantomeno limitarne, la dispersione, che inesorabilmente è avvenuta.

In un primo momento, la situazione pareva essere sotto controllo, con la società inglese che rassicurava tutti di essere preparata a fronteggiare questo tipo di situazione, anche se la trivellazione ha raggiunto la soglia impensabile fino a qualche anno fa di 1500 metri. Ma, come volevasi dimostrare, con il passare dei giorni sono emerse via via le difficoltà ad operare a quelle profondità, dove la pressione ha creato non pochi problemi, mandando in fumo alcuni estremi tentativi di fermare l’emorragia di oro nero dal pozzo.

Non appena l’onda nera ha toccato le coste dell’Alabama, negli Stati Uniti è stato dichiarato lo stato di “catastrofe nazionale”. Le perdite riguardanti il turismo e l’industria ittica sono molto più gravi di quanto previsto inizialmente e toccano quota 6 milioni di dollari al giorno.
Il presidente americano Barack Obama ha definito la situazione come “il problema numero 1” per il governo americano, ed oltre ad auspicare una maggiore responsabilità e sicurezza nei posti produzione di questo tipo di energia, ha disposto l’immediato stop alle trivellazioni in atto, almeno fino a quando non si sapranno con più certezza le cause di questo incidente.

A farne le spese, soprattutto economiche, di un simile disastro è stata la BP che tramite un portavoce dell’azienda, Nigel Chapman, ha fatto sapere che il conto di pulizia della chiazza ed il suo recupero saranno a loro carico, non negando neanche la possibilità di risarcire quelle persone oggettivamente danneggiate dall’evento, quali gli imprenditori ittici. Negli ultimi anni, la stessa compagnia era stata coinvolta in diversi incidenti con conseguenti risarcimenti milionari, proprio come la multa di 2 milioni per equipaggiamento non a norma in un altro pozzo.

Oltre al danno economico, c’è il ben più grave danno ecologico. La marea nera potrebbe diventare nei prossimi giorni il più grande disastro ambientale degli ultimi decenni negli Stati Uniti. Sono a rischio centinaia di razze diverse di pesci, uccelli ed altri esseri viventi.
Sul fronte delle soluzioni, sono pronti due aerei dell’esercito americano, modificati apposta per questo tipo di evenienza, che aspettano solo l’autorizzazione a partire per versare alcune sostanze chimiche sulla chiazza nel tentativo di disperderne la densità ed iniziare a riqualificarne le acque.

Nei prossimi giorni si sapranno novità in merito a questa situazione, che giorno dopo giorno sembra fare sempre più danni ma che da un certo punto di vista è niente in confronto a quello che l’uomo quotidianamente fa alla natura.

a cura di di Mario Sabljakovic