L’Havana: Revolución siempre

fafaUna frase, dipinta a caratteri cubitali su di un muro dell’Avana, accoglie i turisti al loro primo ingresso a Cuba, catturandone subito l’attenzione: Revolución siempre. Effettivamente, nell’immaginario collettivo europeo, l’isola è sempre stata dipinta come la terra dei rivoluzionari, dei difensori della patria e della libertà. Ogni strada, ogni singola pietra degli antichi palazzi sembra sussurrare i nomi dei liberatori del popolo cubano e incitare alla rivolta. Tuttavia, la versione televisiva di un luogo, spesso non corrisponde alla realtà. Questo vale anche per Cuba e gran parte di quello che si conosce è ormai solo un mito. E’ pur vero però che, per visitare un posto del genere, bisogna partire con lo spirito adatto, senza pretendere più di quello che esso ha da offrire. Inoltre, è importante tener sempre presente che a Cuba vige una forma di governo dittatoriale che, per quanto rivoluzionaria possa apparire, limita in ogni caso la maggior parte delle libertà del cittadino. Il primo impatto con l’Avana dipende molto dall’idea che ci si è fatti della città ancor prima di partire. Difatti, nonostante essa sia la capitale, sotto molti aspetti non ha avuto la capacità di svilupparsi e la povertà, unita alla vetustà delle strutture, ha generato un forte fenomeno di degrado urbano. D’altro canto, abbandonando per un momento la difficile condizione in cui versa la città, ci si può meravigliare di quanta bellezza si nasconda anche solo nel Malecón, il sinuoso lungomare dell’Avana, luogo d’incontro preferito dagli avaneri che, nelle afose giornate estive, vanno a nuotare ai baños de mar, piscine quadrate scavate nella roccia. E’ sorprendente notare di quanto poco abbiano bisogno queste persone per divertirsi. La vitalità dei cubani, in effetti, non rimane circoscritta a quei luoghi che in un altro paese sarebbero considerati tipici, come per esempio il lungomare, ma si estende a ogni casa, piazza o angolo di strada, dove è sempre possibile incrociare uomini a torso nudo che giocano a domino su tavolini all’ombra mentre fumano un sigaro. La loro impareggiabile onestà e il rispetto per il prossimo, inoltre, fanno sentire a proprio agio anche il più irriducibile degli scettici. Il modo migliore per conoscere bene l’Avana è sicuramente quello di girarla a piedi; ciò nonostante si può usufruire, per le lunghe distanze, di numerose auto anni Cinquanta adibite a taxi, ideali per assaporare appieno la spontaneità e la gioia di vivere di questo popolo. Una delle zone più caratteristiche della città è di certo quella del Parque Central, una specie di Central Park cubano, dove si ritrovano soprattutto gli amanti del baseball per discutere, animatamente, delle partite disputate. Questa zona confina con quella dell’Habana Vieja, la parte più antica della città, in cui si respira ancora l’atmosfera dei tempi andati, grazie soprattutto alle lunghe strade acciottolate e agli antichi palazzi in stile coloniale. Tra questi si distingue maggiormente quello che ospita l’Hotel Ambos Mundos, il rinomato albergo in cui visse, per diversi anni, Hemingway che qui scrisse il suo celebre romanzo “Per chi suona la campana”. Continuando a percorrere calle Obispo, la strada principale dell’Habana Vieja, si giunge in Plaza de Armas, la più antica plaza dell’Avana, dove è stato eretto uno dei più importanti monumenti in onore del rivoluzionario ottocentesco Céspedes. A pochi passi dalla piazza, non può assolutamente mancare una visita alla Taberna del Galeón, per assaggiare dell’ottimo rum cubano nei più svariati gusti, dal cioccolato alla banana, e chiacchierare, lasciandosi prendere anche un po’ in giro, dall’eccentrico proprietario del locale. Una delle ultime tappe obbligatorie, per essere sicuri di aver respirato a pieni polmoni l’aria rivoluzionaria che caratterizza l’intera isola, è proprio quella alla Plaza de la Revolución, sulla Collina dei Catalani. Qui tutto “grida” alla rivoluzione. Dal monumento di José Marti, che raffigura l’eroe dell’indipendenza cubana in una posa contemplativa, per finire, sul lato nord della piazza, con l’essere inevitabilmente catturati da un profilo di Che Guevara alto cinque piani, accompagnato dalle famose quanto eterne parole Hasta la victoria siempre. Si tratta, dunque, di un paese legato a grandi valori, con un popolo “vigilante y combativo”, pronto a scegliere “o patria o muerte”, come recitano altre scritte sparse sui muri della città. Eppure, queste scritte sono considerate, ormai, da quello stesso popolo “parole vuote, senza contenuto né sostanza che non ingannano nessuno”. La crisi economica degli ultimi anni, infatti, ha messo seriamente in discussione il sistema di valori di Cuba. Stanchi di un socialismo che non esiste più, un divario di classe enorme, una povertà che non dà tregua, una mancanza di beni di prima necessità, i cubani non fanno altro che domandarsi “quando i governanti capiranno che l’ideologia non si mangia”. E così, anche l’ultimo eroe vivente della rivoluzione cubana, Fidel, rischia di diventare il peggior nemico del suo stesso paese.

Rosaria Cinquegrana