La solidarietà di Alitalia agli italiani residenti in Giappone: meglio tardi che mai

qwfqwefGli appelli dei connazionali residenti in Giappone hanno ricevuto attenzione: la compagnia aerea Alitalia ha teso una mano verso i disastrati compatrioti, mettendo finalmente a disposizione voli a prezzi ragionevoli e competitivi (800 euro per il rimpatrio) e ponendo fine alla indecente situazione in cui versavano gli italiani colpiti dalle calamità naturali abbattutesi sul Giappone: in piena emergenza, gli unici biglietti disponibili per tornare al caro, vecchio (e denuclearizzato) Stivale erano in business class, al prezzo di mercato di 5000 euro, e per i quali si poteva arrivare a spendere anche 10mila euro per un biglietto di sola andata.
Al momento, l’Alitalia comunica che “per favorire il rientro dei passeggeri senza prenotazione è stata introdotta una tariffa speciale agevolata go show applicabile a tutti i posti non prenotati indipendentemente dalle classi tariffarie disponibili”. Visti i problemi sullo scalo di Tokyo, per garantire la massima regolarità dei collegamenti, è stato deciso che i voli partiranno solo dall’aeroporto di Osaka.
La compagnia di bandiera ha inoltre istituito una tariffa speciale, pari a 800 euro, di cui possono usufruire direttamente in aeroporto i passeggeri senza prenotazione, disponibile fino all’esaurimento dei posti disponibili in economy class. Tuttavia, il comportamento delle varie compagnie aeree, inizialmente indifferenti alla situazione di assoluta urgenza e gravità in cui è venuta a trovarsi l’isola nipponica, non è l’unica degna di biasimo: è stato postato su Youtube il video (visibile qui) di denuncia di 16 italiani contro il comportamento a dir poco indifferente della Farnesina; “Siamo stati più tutelati dal Giappone che non dall’Italia. È scandaloso”, dichiara uno di loro.
In ogni caso, a scapito di tutto ciò, ci sono delle buone notizie: dai risultati delle analisi a cui sono stati sottoposti 23 degli italiani rimpatriati, su 14 sono state trovate lievissime tracce di iodio; quantità troppo lievi per rappresentare rischi per la salute, e inferiori al limite della normale esposizione ambientale.
E mentre per i nostri connazionali pare sia giunto finalmente l’epilogo di un incubo, in Giappone la situazione è ancora più che critica: 750 operatori presso la centrale di Fukushima sono stati costretti a lasciare il sito per l’alto livello di radiazioni. Solo 50 addetti, assimilabili ad eroi, stanno ancora operando, anche a fronte di gravi rischi per la propria salute, per evitare conseguenze peggiori; e gli apparentemente imperturbabili giapponesi probabilmente stanno, intimamente, rimpiangendo il caro, vecchio,
non-radioattivo (seppure nato da emissioni di tale natura) Godzilla.

Germana de Angelis