L’agonia di Pompei

scavi-pompei_2Seppellita dalle ceneri dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C, Pompei, fu riscoperta o fatta rinascere che dir si voglia, per iniziativa di Carlo III di Borbone. In quel grigiore dell’epoca, proprio il 79, Plinio il Vecchio percepì il mutare brusco dei fattori climatici, tanto da volerne analizzare meticolosamente ogni aspetto. Morì proprio a causa delle esalazioni. Dei Romani fu quell’epoca, di cui oggi si riscontrano tracce inestimabili, meta di migliaia di turisti che, suscettibili di essere condizionati, ogni anno intraprendono il percorso all’insegna della romanità. Per quanto grande possa essere il patrimonio, la cruda realtà dei tempi, ci impone un atteggiamento poco rilassato e soprattutto ci rende vittima del lassismo delle istituzioni. Proprio nei luoghi, negli angoli, in cui i lavori previsti rallentano, incespica la giustizia. E’ storia vecchia. Gli appalti per i grandi lavori hanno fonti inesauribili di odore sospetto. E’ la storia del sud , ma quale sud ormai? L’etichetta, che molti credono di avere ancora attaccata dietro, come per le shirts, si è scollata come un francobollo da una vecchia lettera. Tuttavia, la speranza che qualcosa possa cambiare c’è ancora. Lo storico dell’arte Philippe Daverio propone, in vista della carenza dei fondi, un’amministrazione a più punte, facente capo, magari, a quattro o cinque università note a livello mondiale con un alto punto di riferimento. Eh Già, perché proprio le giovani leve, coloro che fanno dello studio e della propensione ad esso uno stile di vita, possono garantire in questo scenario, così a tratti buio e a tratti sfumato, un tassello ideato per la crescita. Occorre risonanza, non più silenzio. Occorre che si verifichi il fenomeno che allora fu naturale, e che ora, invece dovrebbe riguardare la divulgazione, il passaparola : “ A Roma, distante duecento chilometri, si udì un tonfo sordo come se fossero crollati al suolo un albero o una pesante statua” (da Pompei di R. Harris)

Francesca Morgante