“Intercettazioni. Coinvolto il capo dello Stato”

Il prossimo 4 dicembre, la Corte Costituzionale discuterà del ricorso avanzato dal Quirinale, in merito alle intercettazioni prese in esame dai pm di Palermo, per l’inchiesta sulla trattativa stato-mafia. Motivo del ricorso, GIOVANI 1l’immunità presidenziale. In realtà, stando alla carta costituzionale, qualora si riconoscesse  al Presidente della Repubblica, la totale irresponsabilità, rispetto a reati extrafunzionali, si potrebbe addirittura considerare quello italiano, uno statuto monarchico. Napolitano, nonostante sia il rappresentante dell’unione nazionale da tutti i punti di vista presi in considerazione dalla Costituzione, non può, di fatto richiedere la distruzione degli elementi rilevati a suo carico nell’inchiesta, né i fautori di quest’ultima, possono ordinarne , dal momento che l’atto di distruzione delle registrazioni, è di competenza del giudice.  Questa l’argomentazione dei pm che, tra le tante intercettazioni a carico dell’ex ministro dell’interno Nicola Mancino, hanno dichiarato che l’interlocuzione fra i due, sia avvenuta soltanto quattro volte. Ciò in un arco di tempo ben   definito : dal 7 novembre 2011 al 9 maggio 2012. La chiarificazione in merito alle posizioni, ai ruoli di potere, allieta il forte desiderio di parallelismo fra un vertice e una base . Si attende , dunque, la risoluzione del caso che, malgrado l’intervento autorevole del Quirinale, pare proprio non potersi concludere con un “vissero felici e potenti”.

Francesca Morgante