Il porto petrolifero di Ras Lanuf, è stato “liberato”

LIBYA-POLITICS-UNREST-FUNERALIl porto petrolifero di Ras Lanuf, bastione dei ribelli più avanzato nell’est è stato “liberato” dagli insorti e ora l’esercito avanza verso Bengasi, cuore della rivolta. Lo ha riportato l’emittente Al Jazeera, confermando l’annuncio della tv di stato libica.

“La città di Ras Lanuf è stata liberata dalle bande armate e le bandiere verdi issate su tutti i palazzi istituzionali” della città, ha annunciato la televisione di stato aggiungendo che adesso “le forze libiche si dirigono verso Bengasi”, seconda città del paese. Le truppe pro Gheddafi stanno “al momento liberando la città di Brega”, più ad est, città petrolifera conquistata dai ribelli sei giorni fa.


Già nel pomeriggio, come già detto, la tv di Stato aveva anticipato che le forze governative avevano sconfitto i ribelli a Ras Lanuf, anche se questi ultimi hanno negato che la cittadina petrolifera nell’est del paese nordafricano sia caduta. Oggi i ribelli attestati nella città costeira sono stati pesantemente bombardati, e secondo testimoni in mattinata almeno due carri armati erano diretti verso la cittadina.


ribelli_libia_attacchi1_NLa Libia sta preparando un’offensiva totale contro i ribelli: lo ha detto il figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Saif al Islam. “È tempo per la liberazione, è tempo per l’azione. Adesso è tempo di agire”, ha aggiunto il figlio del Colonnello. “Il popolo libico non accoglierà mai la Nato, non accoglierà mai gli americani. La Libia non è un pezzo di torta”, ha continuato Saif Gheddafi, “Non ci sono più possibilità per negoziare con i ribelli. La Libia non si arrenderà mai, nemmeno se intervengono le potenze occidentali”. In conclusione, Saif Gheddafi ha poi aggiunto: “Voglio dire una cosa a Bengasi, stiamo arrivando. Vedo la vittoria davanti ai miei occhi”.

Intanto i raid dell’esercito hanno provocato cinque feriti gravi fra i guerriglieri a Brega, a 85 chilometri a est di Ras Lanuf: lo hanno riferito i ribelli indicando il cratere provocato nell’esplosione vicino a un loro deposito di munizioni. Tre dei cinque feriti sono in pericolo di vita, hanno aggiunto le stesse fonti .

L’ospedale di Ras Lanuf è stato evacuato a causa del violento attacco, via cielo e via mare, che le forze di Muammar Gheddafi stanno sferrando in queste ore. Almeno quattro razzi sono esplosi nel centro della città petrolifera in mano agli insorti, vicino all’ospedale e a una moschea dove alcuni ribelli stavano pregando. Medici e infermieri sono fuggiti via dal nosocomio, a piedi o a bordo di ambulanze, trasportando i malati. Una bomba è caduta presso un check point dei ribelli. L’esplosione, preceduta dal rombo del caccia che sorvolava, ha alzato un denso fumo nero e un fungo di sabbia. Immediatamente i ribelli hanno cominciato a sparare con le mitragliatrici antiaeree montate sui loro pick-up. Al check point, poco prima dell’attacco aereo, i guerriglieri stavano caricando munizioni sui pick-up, mentre dal lato opposto del posto di blocco (da est, dove si trova il fronte più avanzato) arrivava a grande velocità e a sirene spiegate un’ambulanza. La tensione tra gli uomini delle forze rivoluzionarie è più alta, dei giorni scorsi.

Sul fronte-Italia “ci sono dei contatti con il governo italiano che stanno andando nella giusta direzione” ha dichiarato il portavoce del Consiglio nazionale libico Abdel Hafiz Al Ghogha rispondendo ad una domanda in una conferenza stampa a Bengasi. “Da ieri -ha riferito Ghogha- abbiamo avuto colloqui telefonici con il ministro degli Esteri Franco Frattini” senza però specificarne il contenuto. Alla diffusione della notizia, la Farnesina fa notare di avere “già riferito nei giorni scorsi di aver avviato discretamente contatti con rappresentanti dell’opposizione di Bengasi che fanno capo al cosiddetto Consiglio nazionale libico”. Le fonti diplomatiche hanno aggiunto che l’Italia sta portando avanti il dialogo “con tutti coloro che intendano contribuire” alla prospettiva di una Libia “unita e democratica”.

Il regime libico ha offerto una taglia di 500mila dinari (corrispondenti a oltre 400 mila dollari) per la cattura di Mustafa Abdel Jalil, leader dei ribelli e presidente del Consiglio Nazionale istituito dagli insorti a Bengasi. Lo ha annunciato la tv di Stato libica spiegando che un compenso di 200mila dinari è previsto anche per chi offrirà informazioni utili alla cattura di Jalil. Intanto Gheddafi ha inviato suoi emissari in Egitto e in Europa per discutere ad alto livello lo stato e gli effetti della crisi libica.

Mario Sabljakovic