Famiglia allargata? Pro e contro

fabCiò che sovente viene definito con l’appellativo di “famiglia allargata” non è altro che un’alternativa, onde evitare di elencare gli innumerevoli nomi e gradi di parentela dei soggetti inclusi in un nucleo, originariamente ben delineato, che finisce per ampliare i propri confini strutturandosi nel bel mezzo di un disegno sociale totalmente nuovo. Invero, nuovo sino a un certo punto se si pensa che negli ultimi decenni si è innalzato il picco di divorzi e separazioni. Diciamo pure, con un margine di sicurezza pari all’80%, che nel caso in cui si tratti di coppie senza prole, i danni decrescono vertiginosamente.. In caso contrario le problematiche si presentano al varco, ma le soluzioni, atte a fronteggiarle, sembrano sovvenire di tanto intanto a chi, in principio, non sapeva proprio dove mettere le mani. Intraprendere relazioni sentimentali alla luce del sole, secondo alcuni, è da considerare “traumatico” per il soggetto infantile; per altri, assolutamente naturale. Qualora si decida per la convivenza con l’eventuale partner, non basterebbe mai la memoria di guide sull’infanzia o su come educare i propri figli: di solito, la spontaneità e il rispetto nei confronti di chi “ospita” o comunque ha da abituarsi alle modalità della convivenza, bastano a dare il giusto peso e la giusta misura ai nuovi rapporti interfamiliari. Se pensiamo che la famiglia costituisce la forma di aggregazione sociale più semplice, vincolata dal legame di sangue, e che il livello appena successivo è quello del clan o della tribù (che precedono a loro volta la nazione e lo stato), non risulterà difficile considerare il nuovo aggregato un presupposto sociale valido in base a cui forgiare un’ulteriore esperienza umana con le relative difficoltà, ma anche con gli indiscutibili pregi.

Francesca Morgante