Cellulare,Computer, Facebook : né con te, né senza di te!

Cara Rossella,

ROSSELLAsono un nonno sconcertato dal modo assurdo di comunicare dei miei nipoti. Già con i miei figli interloquire non era semplice, ma oggi le cose sono notevolmente peggiorate. Invece di studiare stanno tutto il tempo a perdere tempo su questo benedetto Facebook, e guai se ti avvicini per salutarli : un cenno, un mugugno e devo andare via senza chiedere nulla, perché non vogliono essere disturbati! I genitori hanno anche loro colpa di questo comportamento perché, a differenza di me e mia moglie, non sono stati né attenti, né presenti nell’età in cui i figli andavano educati e ripresi. Quindi ora non possono lamentarsi del risultato. E dove c’è più la manualità, il contatto con la natura, con la terra, con i giochi semplici che aguzzavano l’inventiva, l’ingegno? Abbiamo abbandonato tutto ciò che portava a crescere in modo semplice e sano ed io sono profondamente avvilito. Poveri noi !

Augusto

Caro Augusto,

raccolgo il tuo sfogo (purtroppo è inevitabile il confronto con le generazioni precedenti)ma, fortunatamente non per tutti è valido questo tuo pensiero. Esistono ragazzi che sanno come guardare oltre, che hanno voglia di mettersi in gioco, rendendosi conto che la vita è ben altra cosa che perder tempo tra contatti virtuali e stupide chiacchiere telefoniche. Molti,e credimi ne conosco tanti, sanno bene che esiste una dimensione diversa da questa staticità che col tempo divora molti di loro, condannandoli all’ inutilità, al non assaporare cosa sia la vera vita, al vivere morbosamente legati ad amicizie virtuali, raggiungendo un punto di non ritorno.Questa non è come tu dici una generazione “perduta” ma, per alcuni, forse una generazione “smarrita”. Prima di giudicare i giovani proviamo a parlare con loro, tentiamo di entrare nel loro pensiero, nel problema del “non saper comunicare”. Cerchiamo di capire perché nel tempo della “velocità”, si assiste ad una involuzione del partecipare, del corrispondere, del condividere. I tuoi ricordi sono quelli in cui si viveva di attese, tra progetti, sogni, emozioni. Il modo di relazionarsi era diverso e per questo, nei tempi attuali, mancando questo genere di affinità, di amicizia, di conoscenza si rischia di divenire schiavi di una pericolosa solitudine che non consente progetti, che non porta a benèfici cambiamenti bensì a privazioni, nel timore di affrontare cose nuove. E non parlo solo dei giovani, dei ragazzi perché questa paura coinvolge anche soggetti adulti che ostentano comportamenti “giovanili” peggio dei ragazzini. Se li paragoniamo con le trascorse generazioni, alcuni di questi giovani , dietro una apparente spavalderia, si dimostrano fragili, deboli, quasi rassegnati o, ancor peggio, disperati. Sono quelli che tu vedi apatici, senza dinamismo, senza voglia di conquistare un ruolo, di affermarsi. Li vediamo imbambolati o al contrario ipercinetici, soddisfatti solo se hanno il cellulare in azione, spesso anche mentre mangiano, guidano, al cinema, nei momenti più impensati e comunicano scrivendo veloci sms, anche  mentre sono intenti a fare altre cose. Oppure trascorrere ore ed ore dinanzi ad uno schermo. Quelli che in chat dicono cose incredibili ma poi non hanno il coraggio di incontrarsi, conoscersi meglio, affrontare un rapporto, forse per paura del giudizio . Sembrano dipendere dal mondo virtuale e temono confrontarsi col mondo reale. Visto così è un quadro inquietante e penso sia complicato e difficile poterli indurre ad evitare chat, skype, social network! E’ vero, alcuni  non sanno come sia importante il contatto vero, quello fisico, non sanno esprimersi, troncano le frasi a metà, usano le parole senza dar loro colore,tono, sfumatura. E adesso però perdonami: anche se condivido con te questi pensieri, reputo che le nuove generazioni siano anche da difendere e non solo da criticare. Come esistono alcuni giovani che perdono tempo e fanno  discorsi privi di contenuto, ve ne sono altri che si dimostrano molto maturi e chiedono concretezza ed incisività. Tu attribuisci tutto ciò alle nuove invenzioni, ma non è proprio così. Ciò che l’uomo ha creato per rendere la vita più semplice reca in sé il buono ed il cattivo, la differenza sta nell’uso. Esiste il valore educativo della tecnologia! Noi adulti, ma anche giovani e bambini, veniamo sì stimolati ma anche assillati ed aggrediti da differenti specie di suoni, rumori, parole, visioni, colori, al ritmo incalzante di un mondo che cambia in maniera ultraveloce, con scoperte e tecnologie che, in pochi mesi, superano le precedenti. Computer e cellulari sono strumenti di crescita, questo è indubbio, un balzo avanti per l’umanità. Ma gli strumenti non sono tutto, è la mente che li usa a fare la differenza!

Rossella Argo

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