“COSI’ FAN TUTTI…”, LA BRUTTA STORIA DELLA MARGHERITA

Luigi Lusi, senatore della Repubblica e prossimamente carcerato, ha concesso a Maria Latella di Sky un’intervista esclusiva dal chiaro sapore vendicativo. Il parlare fluente dell’ex tesoriere della Margherita più che un’autodifesa è un NEWS2attacco in piena regola a chi prova a scaricare su di lui tutte le responsabilità della brutta storia dei tanti soldi del finanziamento pubblico finite in tasche privatissime. Che abbia sottratto un po’ di soldi dalle casse non lo nega, perché proprio non può farlo, ma che è l’unico “mariuolo” nemmeno a parlarne.

“Così fan tutte…” viene ripetuto nell’opera lirica in due atti di Wolfgang Amedeus Mozart, ossia La scuola degli amanti. “Così fan tutti…”, o meglio facevan tutti, prova a giustificarsi il tesoriere infedele – secondo Francesco Rutelli – che afferma categorico di aver ricevuto solo ordini da eseguire. Insomma, comandi non scritti che lui, l’amministratore di cassa fidato, eseguiva senza batter ciglio, anche quando ai soldi pagati non c’era alcuna corresponsione di servizi o di lavoro o di altro. “E lo sapevan tutti…” ripete nel suo ritornello difensivo. Ma come fa un ex boy scout a fare certe cose? Non risponde Lusi a questa domanda. E come potrebbe farlo? Chi è stato boy scout lo è per sempre. Certi principi di vita che si basano sull’onestà, la lealtà, l’onore e via discorrendo non si cancellano con la  dismissione dei pantaloncini corti della divisa. O vuoi vedere che mi sbaglio io, perché la ragion partitica  e la bella vita – che poi è potere –  cancellano in modo indelebile principi, ideali, moralità? Nel caso in questione pare sia andata proprio così.

Sul fronte opposto, quello della Margherita, ovvero di Futuro e Libertà, lo spartito che si suona è diverso, diametralmente opposto.  Francesco Rutelli, nello sciogliere a porte rigorosamente chiuse il partito che fu, porge retoricamente agli italiani  le sue scuse sostenendo che “il tesoriere infedele ha danneggiato tremendamente non solo il nostro partito, ma la nostra democrazia”. E, ancora, non rendendosi conto che il ridicolo, soprattutto, è la vera tomba per un politico o per un partito, dichiara tutto compreso nel ruolo di benefattore pubblico, che la ormai morta Margherita  “è il primo partito a destinare risorse imponenti allo Stato”, ovvero cinque milioni di euro subito che già l’ex sindaco di Roma aveva ipotizzato che potessero andare a beneficio degli “esodati”. E’ vero, ma se non fosse scoppiato il caso Lusi sarebbe avvenuto qualcosa di simile? In seguito si vedrà quali altri fondi dei 228 milioni transitati nelle casse dal 2001 al 2010 potranno ritornare al mittente. Si azzarda una cifra intorno ai venti milioni di euro. Per il momento tre milioni andranno al quotidiano Europa, cinque saranno bloccati per far fronte a cause legali e ad altri “rischi” e altri tre veleggeranno a favore dell’impegno delle donne in politica.

“Vorrei essere utile al Paese…” promette sorridente e minaccioso l’ex scout, ex tesoriere, ex personaggio rampante. Il messaggio forse è rivolto ai suoi compagni di partito e non solo. Certo, ha ritrattato la frase che pur ammette di aver pronunciato e cioè che se lui parlava il centrosinistra crollava. Colpa dell’appesantimento psichico dichiara. All’intervistatrice che chiede lumi su un pronunciamento tanto impegnativo rimanda a dopo il suo arresto. Rivelazioni? Minacce velate a chi “ha orecchie per intendere”? Forse. Tra la gente comune c’è chi già gli riconosce il merito tutto involontario di aver fatto saltare il banco. Di aver messo sotto il microscopio il clone truffaldino del finanziamento pubblico abolito con referendum popolare. Di aver provocato il percorso legislativo  che porterà alla riduzione dei rimborsi elettorali. Si chiamerà legge Lusi? No, ma il suo nome comunque sarà legato al sommovimento legislativo sia dei rimborsi, che delle modifiche dell’art. 49 della Costituzione  che legittima i partiti politici. Insomma Lusi, sia pur per errore, una buona azione da scout pare l’abbia fatta al Paese.

di Elia Fiorillo