Power pop: a Napoli la personale di Ludmilla Radchenko

05_I'm not marilyn_100x100Nell’elegante Nai Arte Contemporanea protagoniste fino al 20 dicembre saranno le opere dell’incantevole bellezza siberiana Ludmilla Radchenko che propone al pubblico partenopeo la sua ultima personale “Power pop” (infoline 081 7169479 – www.naiartecontemporanea.it – info@naiartecontemporanea.it). L’intero percorso creativo della pittrice di Omsk è raccontato da quattordici opere, tra dipinti e pannelli, scelte perché tappe salienti di un viaggio nella poetica e nell’excursus artistico e stilistico dell’artista, e capaci di offrire una prospettiva di lettura che scandaglia discretamente le Collezioni prodotte negli ultimi tre anni circa dalla Radchenko, pronta a raccontarsi attraverso le tanto amate tinte forti. Per quanti si aspettano la solita capricciosa ed eccentrica trovata dell’ennesima bellezza da copertina c’è un’amara delusione, le opere, infatti, sono il prodotto di un percorso di studio e ricerca lungo e accurato, compiuto dopo due scuole e un diploma in Arte e Design: la raffinatezza del tratto, infatti, è sapientemente rifinito dall’animo pop della creazione, in una sintesi capace d’infondere quel giusto tocco d’umanità a figure lontane e spesso passate al mito. «Motore di tutto è mio nonno, è 02_ I LOVE FREEDOM 135x100,4lui che fin da piccola mi ha trasmesso l’amore per l’arte e mi ha portato in diverse scuole artistiche. Poi, da un po’ di anni ha iniziato a spronarmi, ad invogliarmi a sfruttare questa mi a passione e capacità, a (di)mostrare alla gente che sono in grado di fare qualcosa. E così ho iniziato a dipingere -racconta la Radchenko-. Quando dipingo trasmetto all’opera la mia energia, così da trasmetterla poi alla gente, forse proprio per questo ho scelto il linguaggio pop, perché tutto può essere pop. L’ispirazione nasce dai miti della societBad Girl 100x70à contemporanea, miti che spesso siamo abituati a vedere in televisione, però li trasformo, li rappresento in una maniera popolare. Non mi sento più di mettermi in mostra, preferisco mettere in mostra qualcosa che so fare». Sicuramente una lezione di maturità che non si avverte solo dalle parole della giovane artista, ma soprattutto dalle opere, ironiche, divertenti, immediate, semplici, eppure mai banali, anzi, profonde, dove alla superficialità dei colori vivaci e delle figure famose si contrappone la voglia di mettere tutto in chiaro, di far luce, di essere veri. La tappa napoletana arriva sull’onda dei successi acclamati al Teatro alla Scala di Milano (con una collettiva curata da Gigart Finance, ndr), al Museo di Arte contemporanea L.U.C.C.A. di Lucca e al capitolino Palazzo Torlonia, solo per citare gli ultimi eventi che hanno condotto la Radchenko a suscitare ampi e autorevoli apprezzamenti di pubblico e critica, anche di quella critica un po’ snob, che lascia fuorviare il suo giudizio da sterili pregiudizi nei confronti di chi si avvicina all’arte da strade lontane e diverse. Il passato patinato di Ludmilla Radchenko, infatti, è forse la sua vera forza, è l’espressione della sua fortissima energia interiore, energia che l’ha resa un’artista innovatrice, in grado di esprimere serenamente il suo background, intimamente legato alla cultura popolare, destinata ad emergere continuamente; non è un caso, infatti, che motivi ispiratori siano le icone pop attuali, le caotiche immagini dei graffiti e le grandi capitali europee e americane, tessere di un mosaico che mescola pittura, collage e immagini fotografiche: I’m not Marylin, Hello Handy, I love freedom, Mina made in Italy, Monnalisa expensive, Monnalisa bad girl le tele dall01_MY WORLD 135X100,2a Collezione “Oltre collection”; Be happy da “Amsterdam Temptation”, My Word da “Madonna life style”, Cleopatra da “L’Arte di essere Donna”, Wild Grace da “Star System”; e poi i Pannelli Let’s party, Waiting, Pulp Fiction. Una commistione che piace alla galleria di Gennaro Castiglione e Cesare Molinaro: «avere Ludmilla tra i nostri artisti è un vero piacere, perché la sua produzione è carica di energia positiva e di innovazione, la sua originalità, infatti, consiste nell’interpretare in modo personale l’elemento “pop” nell’arte». Lo spazio al 23 di via Chiatamone, la strada a ridosso del celeberrimo lungomare, già da qualche anno diventata luogo topico dei galleristi partenopei, non è una galleria tout court, ma un centro innovativo specializzato nell’attività di art consulting, di ricerca e divulgazione delle espressioni artistiche contemporanee, reso ancora più speciale dalla prestigiosa e storica location, un elegante palazzo del XIX secolo. A completare l’esposizione un utile strumento, il ricchissimo catalogo “Power Pop – Ludmilla Radchenko” (edito da SKIRA) che, impreziosito dal testo critico a cura di Paolo Maria Rocco, è già disponibile nelle librerie.

A cura di Rosaria Morra