Oronerorame, la personale di Maria Pia Daidone

2 - Foto Luciano Basagni - Maria Pia Daidone, 2011, Mantello, rame, cm. 276x55, part.Fino al 28 febbraio il Pan ospita “Oronerorame”, la personale di Maria Pia Daidone, a cura di Maurizio Vitiello (infoline 0817958605 – 0817958608 – info@palazzoartinapoli.net – www.palazzoartinapoli.net). La mostra, una speciale composizione di materia e forme contrastanti, veste la prestigiosa sede di Palazzo Roccella con cartone, corda, oro e fili di rame, tutti disposti fino a plasmare un magico ordito, pensato ad hoc per accogliere poveri quanto preziosi dispositivi dalla resa impeccabilmente informale. «La mia esigenza di scoperta del mondo animale è iniziata nei primi anni del 2000; partendo da un’attenta analisi sono approdata a una creazione personale ispirata alla realtà, ma vivacizzata, sintetizzata e, a volte, ironizzata. La ricerca della natura è fondamentale; è importante studiarla con l’occhio del cuore e della mente per scoprire ciò che nasconde. La fase di ricerca -spiega Daidone- si è quasi esaurita con la mostra al Museo di Zoologia dell’Università Federico II di Napoli. La mia indagine attuale s’incentra sullo studio dei materiali. Ho privilegiato il rame, il cartone, il plexiglas. Il primo perché è duttile nella lavorazione, ricorda la sacralità, dà energia e ha la luminosità accesa dell’oro. Il secondo con un’adeguata lavorazione perde totalmente la propria identità e diventa altro. Il plexiglas usato come rivestimento esalta i materiali e li cristallizza in un’atmosfera senza tempo. La mostra programmata mi ha dato gli stimoli giusti per la creazione 15 - Foto Luciano Basagni - Maria Pia Daidone, 2008, Uccelli e fiori gialli, tecnica mista su legno, cm. 70x50x5, part.12 - Foto Luciano Basagni - Maria Pia Daidone, 2008, Doppia sagoma seduta, tecnica mista su legno, cm. 130x54x46di tematiche simboliche con l’uso di materiali nuovi». Maglie metalliche si aggregano, come tasselli di un mosaico dal cromatismo cangiante si fondono, creano un tappeto, una meravigliosa maglia che veste i sinuosi volumi pensati dalla grande artista, a questi lavori che hanno il sapore di un’armatura seducente e preziosa, si accompagnano le piccole e misteriose scatole di plexiglas, che spesso si impilano in giochi da infanzia estremamente attenti e curati. Si tratta di scrigni indifesi, che si lasciano attraversare dagli sguardi curiosi dell’osservatore, piccoli ma precisi ritagli di materia impalpabile, riempiti con moduli ordinati di pile preziose, lamine come pagine di libri, come album fotografici, come post-it da appuntare per rammentare, a ciascuno qualcosa. Infine le valigie, altre scatole dei ricordi, stavolta più sfacciate, aperte, pronte a farsi leggere, a farsi vedere, a mostrare ciò che recano al loro interno: messaggi, ritratti, giochi, oggetti da mirare e rimirare, da apprezzare con la sacralità di un documento antico, con l’entusiasmo dell’acqua nel deserto, con l’amore di uno sguardo aperto al mondo e a ciò che ha da offrire, passato d’infanzia misto a innovazione, ricerca e sperimentazione, è la genialità di Maria Pia Daidone, la cui sapiente mano «governa una disposizione di fratte, trasversali e contrastanti materie che -afferma Vitiello- assegnano una geografia di rilievi e consegnano un percorso di vita, tra ombre e luci, ma anche una sofisticata lettura del quotidiano, una guida estetica del contemporaneo, dilatata nella sua squisita eleganza. La variegata gamma di determinazioni estetiche dell’artista consacra un plafond visivo di esemplare caratura, che accoglie, nella sua differenziata e plurima estensione, rilievi antichi e caratteri attuali». Visitabile con ingresso libero (feriali ore 9,30 – 19,30, festivi ore 9,30 – 14,00, chiuso il martedì) l’esposizione in mostra al 60 di via dei Mille, che si arricchisce di due preziosi supporti quali cd e catalogo, pubblicato dall’Istituto grafico editoriale italiano (I.G.E.I.), rappresenta un ritratto materico della realtà onirica tanto cara alla Daidone, già impegnata con altri prestigiosi progetti artistici.

A cura di Rosaria Morra