LA COLPA NON E’ DEI GIOVANI

1Diciamolo da subito. Non sono i giovani ad essere malati. Tutta la società è malata. Non c‟è ambito del nostro vivere di relazione che non mostri i segni di un degrado sempre più inarrestabile verso il basso. La famiglia istituzionale vive una crisi che molti definiscono irreparabile. La politica è sempre più luogo di coltivazione degli interessi personali il cui perseguimento è attuato con mira scientifica. Le istituzioni sociali sono diventati il più delle volte i tappabuchi delle tante falle che si aprono di giorno in giorno. La scuola riflette di una crisi generalizzata e diventa sempre più luogo dove non solo non si acquisisce nulla, ma neppure si riesce ad elaborare percorsi validi. Anche le istituzioni religiose, laddove si sono impastate di modernismo e si sono date una verniciatura esterna, sembrano soprattutto consultori piuttosto che di formazione di valori naturali e soprannaturali. La colpa non è dei giovani. Nel senso che non può essere addossato tutto a loro il male che c‟è. I giovani sono il frutto di una società. Anzi in questo senso proprio i giovani sono le prime vittime della mala-società di chi „doveva‟ ma „non ha fatto nulla‟.
Eppure non serve a nulla adottare in queste riflessioni la tattica dello „scaricabarili‟: dai giovani ai genitori, dai genitori ai politici, dai politici al capitalismo e da questi chissà dove. Qui serve invece guardare da vicino i motivi di disagio dell‟universo giovanile facendo su di essi una pacata riflessione che serva agli adulti chiamati a saper dialogare con le giovani generazioni, e ai giovani stessi perché non perdano la speranza che ognuno può trovare in se stesso capacità critica per prendere le giuste distanze da modelli negativi. Immagino un ragazzo o una ragazza che in questo momento stanno per entrare decisamente nell‟età adolescenziale o inoltrarsi decisamente nelle primissime e fondamentali esperienze di vita.
2Cosa hanno questi giovani davanti a sé? Che aiuti trovano? Che modelli? Quali aspettative? E ahimè è sempre più ridotto il lasso di tempo in cui le esperienze di un‟età si fanno in un‟altra età. Le esperienze da trentenni ormai si fanno a quindici anni, e quelle adolescenziali si fanno molto prima. Tutto è anticipato in una pazzesca corsa a chi arriva prima, a chi può raccontare prima… Risultato di questo processo apparentemente irrefrenabile sembra oggi tristemente il seguente: la corsa alle esperienze ha prodotto un notevole rallentamento nei processi di maturazione umana, psicologica, affettiva e spirituale nelle giovani generazioni. Sanno fare molte più cose, ma non sanno perché fare tutte quelle cose. E‟ cresciuto il divario tra l‟azione e le motivazioni. Non importano tanto i progetti, basta solo realizzare, calcolare… Apro i giornali e noto che ci sono tantissimi fatti di cronaca che riguardano la gioventù. 12 luglio u.s – A Manfredonia, in provincia di Foggia, su un tratto di costa isolato, viene ritrovato il cadavere di Giusy, quindicenne, uscita quella sera per andare a comprare alcuni CD e mai più rientrata.
L‟autopsia rivelerà che è stata colpita più volte con una pietra. Si ipotizza anche che possa trattarsi di un omicidio maturato all‟interno di un gruppo di giovani. Ai funerali di Giusy, il parroco d. Sante Leone rivolgendosi ai tantissimi giovani presenti dice: “Parlate ai vostri genitori, non fatevi ingannare dai facili modelli di vita. Dobbiamo interrogarci tutti su quanto è successo”. Condivido soprattutto le ultime parole. Fatti come questi non pongono una domanda solo ai giovani, ma a tutta la società. 19 agosto u.s – Nei pressi della stazione di Rifredi a Firenze, una coppia di giovani di 20 e 19 anni, al passaggio di un treno si lanciano improvvisamente sui binari. Il conducente non li vede in tempo e i due muoiono.
Sembra essersi trattato di un suicidio pensato. A 20 e 19 anni avevano già perso tutto lo stupore di una vita. Erano già vecchi, ma condannati a vivere ancora per molti anni. E così hanno anticipato anche l‟esperienza estrema della morte. 19 agosto u.s. – A Segrate, nei pressi di Milano un‟adolescente di 15 anni dopo aver atteso che tutta la sua famiglia avesse lasciato la casa esce fuori al balcone e si lancia dall‟ottavo piano sfracellandosi al suolo. L‟istante prima manda un messaggio al telefonino della sorella scrivendogli: “Vivo una vita non mia… se non fossi nata sarebbe lo stesso… io ho avuto il coraggio di farlo, poi si vedrà… veglierò su di voi”. Si scopre che aveva premeditato tutto con estrema lucidità: l‟ora, i vestiti, gli orecchini, le parole per dirlo ai parenti e agli amici. Si cerca tra i soliti motivi ma non si trova nulla: non una delusione amorosa, né un brutto voto a scuola, né una situazione personale o familiare particolare. Apparentemente tutto normale. Ai genitori e alla sorella restano le pagine del diario, le ultime lettere scritte a loro e quelle parole tremende: “se non fossi nata sarebbe lo stesso… io ho avuto il coraggio di farlo” Ecco la preghiera del Santo Padre nell‟omelia alla Giornata Mondiale della Gioventù a Toronto (Canada) il 28 luglio 2002. Sono le parole di un vecchio che non ha corso e che per questo è rimasto pienamente giovane,anche a ottant‟anni passati. “Signore Gesù Cristo, custodisci questi giovani nel tuo amore. Fa’ che odano la tua voce e credano a ciò che tu dici, poiché tu solo hai parole di vita eterna. Insegna loro come professare la propria fede come donare il proprio amore, come comunicare la propria speranza agli altri. Rendili testimoni convincenti del tuo Vangelo, in un mondo che ha tanto bisogno della tua grazia che salva. Fa’ di loro il nuovo popolo delle Beatitudini, perché siano sale della terra e luce del mondo all’inizio del terzo millennio cristiano.

Maria, Madre della Chiesa, proteggi e guida questi giovani uomini e giovani donne del ventunesimo secolo. Tienili tutti stretti al tuo materno cuore. Amen” Sia questa preghiera la nostra preghiera e la preghiera di tutti quei giovani che hanno perso la speranza, lo stupore della vita e la gioia di comprendere che la nostra vita non è nostra ma è un prezioso e personale dono che Dio ha affidato a ciascuno di noi.. A tutti voi, cari giovani, Buona vita!

Se ti senti chiamato CHIAMA!

A cura di Padre Claudio

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