L’amaro gusto della maldicenza

Cara Rossella,

da qualche tempo mi chiedo il perché di certe chiacchiere, pettegolezzi e malignità gratuite sugli altri sia da parte di amici sia di gente che ho appena conosciuto. Ieri, ad esempio, mi ha impressionato il letterefatto che, pur non conoscendo persona e fatti, tutto il tavolo con cui ero a cena ha cominciato a sparlare e raccontare di questa ragazza, sparando giudizi negativi sul suo comportamento, denigrandola pubblicamente, con frasi assolutamente sprezzanti e compromettenti la sua dignità, addirittura dicendo che nessuno la sposerebbe per la fama che si porta dietro di “donna dai facili costumi”. Dopo aver riso e spettegolato su di lei hanno cominciato su di un altro amico assente, persona che io nemmeno conosco, sostenendo che fa solo figuracce con le ragazze e che non gli rimane che orientarsi verso “altri orizzonti”. Insomma io qui te lo sto scrivendo in modo pulito, deterso e purificato, ma non sai che termini e che frasario! Discorsi da brivido che mi hanno letteralmente disgustato. Com’è possibile che ci si possa esprimere in questo modo, divertendosi alle spalle degli altri?

Simona

Cara Simona,

questo di cui mi scrivi è un fenomeno molto triste e se ci rifletti, tanto diffuso. Ormai ovunque si ascoltano discorsi pieni di assurde malignità in cui non si considerano sentimenti, non si osservano rispetto né contegno, abusando in volgarità e meschinità nei riguardi del malcapitato di turno. Il comportamento di molte persone che conosciamo ha un comune denominatore : spettegolare, criticare, malignare. Questa particolare “attitudine” è divenuta comune a molti (fortunatamente non a tutti!) inducendo ad impegnarsi su aspetti negativi, infelici, disastrosi con un quel non so che di “sadica soddisfazione” che alimenta animi distorti, sempre pronti a “godere” degli svantaggi altrui, invece di condividerne gioia e felicità. Allora mi sorge un dubbio…E’ mai possibile che per stare bene, per sentirsi “migliori” bisogna necessariamente parlare male degli altri? Se la nostra migliore amica è più carina, se ha un fidanzato o un marito che le vuole bene, se sa indossare con stile un abitino comprato al mercato la ricompenso con un po’ di malignità sul suo conto. Sapessi, mia cara, quante ne conosco e ne ho conosciute di persone simili, di entrambi i sessi ! Eh sì, perché se un tempo si reputava il “pettegolezzo” prerogativa femminile, si è scoperto che i maschietti non sono da meno, anzi…

Inoltre il pettegolare è divenuta una forma di divertimento e fare discorsi malevoli, un modo per passare il tempo, una maniera paradossale per “creare” legami sociali, per conquistare la simpatia o l’opinione favorevole del proprio interlocutore! Del resto l’esempio viene dato da molti programmi televisivi e tanti articoli giornalistici in cui il gossip fa da padrone…Secondo te, chi ama sparlare è una persona felice? No, è un “disperato”, un frustrato, un miserabile, un mediocre, un meschino e limitato individuo che nel tentativo di affermare se stesso sente la necessità di delegittimare gli altri, capace di tutto pur di emergere, di risultare migliore parlando dei difetti altrui. La maldicenza non è altro che rabbia, collera per chi si è affermato dove loro sono non sono riusciti ad arrivare. Una sorta di invidia degli incapaci! Quindi, se possibile, cerchiamo di frequentare persone gradevoli, positive evitando quelle nocive, come i maldicenti, che corrodono il proprio e l’altrui animo con discorsi densi di malignità ed invidia. Ammirare invece di criticare! Senza dimenticare che questa perversa caratteristica ha un effetto boomerang: smuovendo il “male”, divertendosi malignamente alle spalle altrui non si fa altro che raccogliere negatività e questo alla lunga influisce sfavorevolmente su se stessi, concentrando situazioni. Quindi se si costruisce il male ci si trova circondati dal male senza nemmeno accorgersene! E allora, dovendo scegliere, non è meglio forse concentrarci sul bene per essere circondati da un alone di positività che beneficia noi e gli altri?

Rossella Argo

“Quali sono gli individui più diffidenti? Quelli disonesti, astuti, cattivi. Non possono credere che esistano esseri onesti, sinceri e buoni. Giudicano gli altri attraverso se stessi, e per questo sono sempre sospettosi. Quanto a coloro che sono nobili e disinteressati, fanno fatica a vedere la cattiveria, il tradimento o la perfidia, appunto perché vedono gli altri attraverso le qualità che loro stessi possiedono. L’essere umano può vedere esclusivamente attraverso i propri occhi, ed è lui stesso a plasmare i suoi occhi tramite i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi desideri e le sue tendenze. Quando incontrate persone che vi parlano unicamente dei difetti degli altri, sappiate che è soprattutto di se stesse che vi stanno parlando; sì, perché se possedessero la nobiltà, la bontà, l’onestà e soprattutto l’amore, troverebbero tutte queste buone qualità anche negli altri.” (Omraam Mikhaël Aïvanhov).