Jessica Julisa Lucatero Aguirre: Il Volto della Catrina tra Vita, Morte e Identità Culturale

Un dialogo visivo tra Messico e Napoli
Con il suo portamento fiero, la forza dello sguardo e la delicatezza dei gesti, Jessica Julisa
Lucatero Aguirre incarna la figura della Catrina nelle immagini che raccontano il rapporto
profondo tra Messico e Napoli con la morte.
Originaria di una piccola provincia del Michoacán, Jessica è un esempio concreto di come
determinazione, disciplina e visione possano trasformare le origini in una forza
internazionale. Dopo un periodo formativo in un’azienda sostenuta dall’esercito, ha incanalato la
sua energia diventando istruttrice di CrossFit e autodifesa per donne, con l’obiettivo di
trasmettere fiducia e potere personale.
Successivamente ha intrapreso con successo un percorso nel mondo della moda e della
conduzione televisiva, distinguendosi per autenticità, eleganza e capacità comunicativa. Oggi
viaggia nel mondo esplorando culture, storia e misteri, arricchendo ogni esperienza con la sua
curiosità profonda e il desiderio di dare voce alle radici.
Jessica è inoltre una modella molto riconosciuta in ambito internazionale, apprezzata per la sua
capacità di fondere eleganza, carisma e identità culturale in ogni progetto fotografico e artistico.
Nelle fotografie che la ritraggono nei panni della Catrina, Jessica diventa testimonial e simbolo
contemporaneo di un’identità culturale che dialoga con il mondo. Il suo volto dipinto non
rappresenta solo un personaggio folcloristico, ma una figura viva che unisce passato e presente,
spiritualità e forza femminile.
“Le tue origini non definiscono il tuo destino. Ciò che fai della tua storia sì.” — Jessica
Julisa Lucatero Aguirre
Messico: La Festa dei Morti e la Catrina, Due Linguaggi Diversi
Nel Messico, la morte è parte integrante della vita. Ogni anno, tra l’1 e il 2 novembre, si celebra il
Día de Muertos, una tradizione ancestrale che trasforma il ricordo dei defunti in un momento di
incontro gioioso tra mondi. Le famiglie allestiscono altari (ofrendas) con fotografie, candele, fiori e
cibi preferiti dai cari scomparsi, credendo che le anime tornino per una notte a visitarli. Le strade si
riempiono di colori, musica e profumi: la morte diventa presenza viva e festosa, non paura.
Accanto a questa celebrazione esiste una figura distinta e molto popolare del secolo scorso: La
Catrina. Nata dalle incisioni satiriche di José Guadalupe Posada e resa celebre dai murales di
Diego Rivera, Catrina è la rappresentazione elegante e ironica della morte, ma anche della
uguaglianza sociale: davanti alla morte, non ci sono classi né privilegi.
Mentre la Festa dei Morti è un rito comunitario e spirituale, Catrina è un personaggio iconico,
una maschera culturale che ironizza sulla morte e sulla società, diventando con il tempo simbolo
estetico e identitario.
Napoli: Silenzio, Devozione e Anima Collettiva
A Napoli, la morte assume sfumature opposte ma altrettanto profonde. È intima, spirituale e
silenziosa. Nei sotterranei della città, soprattutto nel Cimitero delle Fontanelle, per secoli i
napoletani hanno instaurato un rapporto personale con i defunti anonimi, le cosiddette “anime
pezzentelle”, curando i teschi, pregando per loro e chiedendo protezione.
Qui non ci sono maschere o colori, ma un dialogo sommesso tra vivi e morti. La morte non è
rappresentata: è custodita. Non è ironia, ma fede. Non è festa, ma presenza continua e familiare.
Mario Corona García: Lo Sguardo Dietro l’Obiettivo
Il fotografo Mario Corona García, formatosi tra la Image Factory School e la Photo Vivid
Photography School, esplora da anni la dimensione simbolica della morte e delle identità culturali
attraverso la fotografia artistica e concettuale. Le sue immagini di Jessica nei panni della Catrina
mettono in dialogo due mondi lontani — Messico e Napoli — in un’unica narrazione visiva.
Lizeth Vega Jiménez: L’Arte sul Volto
La truccatrice Lizeth Vega Jiménez, di Morelia, con la sua esperienza nel trucco sociale e artistico,
è l’autrice del make-up che trasforma Jessica nella Catrina. Con anni di lavoro tra eventi, passerelle
e concorsi, porta avanti con passione la tradizione iconica messicana, rinnovandola con uno stile
personale e riconoscibile.
Conclusione: La Morte come Ponte
Messico e Napoli raccontano la morte con linguaggi diversi — uno festoso, l’altro silenzioso — ma
condividono la stessa verità: la morte non è fine, ma continuità.
Attraverso la forza interpretativa di Jessica Julisa Lucatero Aguirre, l’occhio fotografico di Mario
Corona García e l’arte visiva di Lizeth Vega Jiménez, questi due mondi si incontrano in un
racconto potente, dove la morte diventa specchio di cultura, identità e vita.