Il web é davvero un’arma letale?

siti-web-professionaliVideo che circolano in rete senza alcuna autorizzazione, da parte degli interessati, foto hackerate da privati smartphone e buttate in rete, in pasto a cinici e subdoli giudizi, frecciatine gratuite, pettegolezzi da bar, diatribe sociali e parentali, i tuttologi. Neanche la tragedia della giovane Tiziana Cantone, (suicida per un suo video hard diffuso in rete), ci è servito da monito. Si continua senza limiti a creare e a distruggere sul web.
Il mondo intero ha adottato il web, quale strumento per la ricerca di dati, informazioni, rapporti sociali e sentimentali, da prendere in ogni caso con il beneficio del dubbio seppure attraverso di esso, noi e solo noi siamo diventati artefici dello sviluppo e dell’egemonia informatica nella nostre vite. Ma in queste ultime settimane, si comincia a sentire il peso di tutto ciò, in quanto ci si è resi conto dell’esistenza di un limite invalicabile, quello della libertà altrui. Oltrepassare questa soglia significa davvero non avere il senso dell’uso informatico, usandolo nella maniera più volgare e cinica possibile. Considerando il fatto che la nostra vita è già tanto controllata, attraverso localizzazioni GPS, pagamenti elettronici, siti che visitiamo, persone che incontriamo sembra arrivato il momento di dare un taglio netto a questo uso smodato e irrispettoso del web, ma soprattutto della propria vita. Una vita che non si vive, occultandosi dietro un monitor, ma rapportarsi al mondo e con il mondo, la gente, la strada, nel rispetto del prossimo e, lasciatemi dire, soprattutto delle donne, oltraggiate continuamente nell’espletamento di questo sacrosanto diritto. Le donne, come tutti, hanno diritto di praticare la propria libertà, in tutti i sensi, senza temere disprezzo alcuno né considerare questo diritto, il richiamo della morte.
La vita si vive nel mondo, in prima persona e con il proprio sentire. La vita che leggiamo, attraverso le pagine virtuali, è quella degli altri. La vita vissuta di riflesso o quella vissuta, attraverso l’occhio della videocamera, non è la nostra e neanche di questo invadente e a volte, superficiale web.

 

A cura di Giovanna Falvo