Il Gobbo D’ò Duomo ‘E Napule

Interno_DuomonaSabato 7 novembre 2010 alle ore 20, presso il Teatro San Francesco (Via Cavalcavia D’Amaro – Scafati), andrà in scena lo spettacolo “Il Gobbo D’ò Duomo ‘E Napule” organizzato dall’associazione onlus La Compagnia del Sorriso. La serata organizzata esclusivamente per scopi benefici è a sostegno del progetto “studiare in Africa”; infatti, l’obiettivo dell’Associazione è quello di costruire nel più breve tempo possibile un centro studi per ragazzi nella città di Koupela, in Burkina Faso. Il centro studi sarà munito di aule didattiche con lettori dvd, biblioteca, mensa e posti letto per ospitare giovani in difficoltà. Mission della Compagnia del Sorriso è quello di farsi braccio operativo del Progetto Famiglia nelle le opere di carità cristiana che esso segue con passione e determinazione ormai da anni.”Il Gobbo D’ò Duomo ‘E Napule” è’ il racconto di un uomo e di un mostro che visse all’oscuro della città di Napoli alla fine del 700. La storia racconta che Carlo di Borbone, nel 1759 partì dal Regno di Napoli per ritornare nella locandina_eventi_gsua terra, dove nello stesso anno fu incoronato Re di Spagna. Carlo lasciò il Regno di Napoli a suo figlio Ferdinando IV, di soli otto anni. Tuttavia, la storia tace il segreto che il legittimo erede al trono, in realtà era un altro: Ferdinando aveva un fratello maggiore, Quasimodo, nato storpio e malformato pochi anni prima di lui. Re Carlo fece credere che il bambino fosse nato morto, e lo rinchiuse segretamente nel Duomo di Napoli affidandolo alla custodia dello spietato e potente usuraio Frollo che ebbe, in cambio dei servigi prestati, l’investitura a cardinale. La commedia musicale è ambientata il 19 settembre 1767 durante la festa per il Santo Patrono della città, San Gennaro. Alla festa, avviene l’incontro tra Quasimodo e ‘a Smeralda, una giovane e bella lazzara, che susciterà l’amore del capo delle guardie Febo. Con la morte di Quasimodo e grazie all’onore conquistato da un mostro senza denti e con la gobba (“o scugnato c’o pizzo”), si abbandonerà il termine dispregiativo di “lazzari” per definire i figli di Napoli, e nascerà il termine “scugnizzi”. Quasimodo diventerà così “Il Re Scugnizzo!”.

VI ASPETTIAMO TUTTI AL TEATRO !!!

A cura di Vittorio Falco