IL DESTINO INESORABILE DI SARAH SCAZZI: AVETRANA COME ACI TREZZA.

sarah-scazzi-300x225-thumbLa storia di Sarah Scazzi è una storia di disgusto irreprensibile. Inutili le parole, inutili i giudizi, inevitabile l’indignazione. L’omicidio di Sarah non è solo un fatto di cronaca, non può esserlo  per le modalità, gli effetti e gli strascichi e le ripercussioni che ne conseguiranno.

La storia di Sarah è una storia sociale, che unisce in un unico pensiero comune collettivo,la ripugnanza di un atto riprovevole, che si compendia in un assassinio ferino prima e una violenza infame poi.

Sarah non è solo una bambina,vittima innocente. E’ la più alta rappresentanza dell’ esistenza del male,la più improbabile prescelta dell’ odio,della furia e della cattiveria. Sarah è un simbolo,un pretesto. La bestialità  è l’uomo.

Facciamo un passo indietro. Immaginiamo un luogo tranquillo ed indisturbato,popolato da uomini probi e donne insospettabili. Un piccolo centro storico, una mattinata di caldo sole d’Agosto e  due amiche, una è Sarah,la più piccola,l’altra è Sabrina, di poco più grande. Sono legate dal sangue, ma prima ancora dal bene.

pugnodilibri_malavogliaSarah,come da appuntamento esce di casa,zaino in spalla per raggiungere sua cugina. Ad aspettarla però c’è un uomo , un uomo giusto, nobilitato dal lavoro, per come   lo conoscevano  tutti.

L’assassino, detto anche lo zio. La guarda, la provoca,la tocca. Vuole che Sarah per un momento sia una donna, disinibita,impudica e complice. Ma lei non può e così lo allontana, tra l’incredulità ed il terrore.

Muore a 15 anni,strangolata da un cordoncino di ferro. Il suo corpo gracile viene violato e seppellito in un pozzo di acqua appantanta, ritrovato quasi disintegrato dopo 42 giorni .

Ed ecco il via alle ipotesi, i giudizi,ed i commenti. Michele Misseri, l’assassino è disturbato da patologie di natura psicosessuale, le figlie troppo ambigue, la moglie assente. La mamma di Sarah algida, imperturbabile, fin troppo silenziosa. Il fratello “strano”,come il padre. Avetrana, il paese di Sarah invivibile, privo di opportunità, di svaghi.

E’ la stessa Sarah a scriverlo in un diaro. In quel posto non c’è niente per nessuno, meglio andarsene il prima possibile.

In questa cornice che inquadra il vero , il verosimile e l’improbabile c’è chi ipotizza la responsabilità del Sud. Il Sud la causa. Il disastro l’effetto.

sara-sabrinaIn due trasmissioni pomeridiane concorrenti, in onda pressappoco alla stessa ora, si dedica più di un’ora alla tragedia di Avetrana. In entrambe, due ospiti, l’uno giornalista, l’altro esperto in criminologia si soffermano su “un aspetto da non trascurare”. L’uccisione della ragazzina va individuata analizzando anche “il contesto sociale dal quale proveniva, senza dimenticarsi che questa è una faccenda tipica delle famiglie del Sud”. E ancora: “ non è tralasciabile il fatto che l’assassino sia un contadino del Sud e come tutti i contadini del Sud è bravo a mentire e depistare”.

Critiche a pioggia in entrambi i casi. In primis per l’irragionevolezza delle affermazioni, in secundis per l’inattinenza delle considerazioni.

Se la seconda affermazione è indegna di riflessioni, in quanto non supportata da elementi confutabili e dimostrabili, la prima potrebbe essere valutata come la giustificazione di una rappresentazione di “malavogliesca” memoria, in cui i ruoli, la famiglia e  il Paese sono il fulcro cui ruota attorno la vicenda. Scatole, vuote in questo caso. Perché nel romanzo siciliano di Verga, famiglia fa rima con valore ,  ruoli con riferimenti e  paese con casa,luogo di ritrovo e consolazione. Nulla a che fare con il crimine di Avetrana. O meglio nulla a che vedere con I Malavoglia, eccetto per una cosa : il pregiudizio. Già , perché questa è anche una storia di pregiudizi, di male lingue, di ignoranza. Un’ ignoranza che prende forma dalla cornice socio-culturale in cui si ambienta e finisce con le sentenze di chi, valutando superficialmente gli aspetti formali, avalla inconsapevolmente l’ingiustizia e la nefandezza commessa, con la scusa delle “logiche” mentali, cognitive e comportamentali  endemiche di un territorio piuttosto che un altro.

mostro di avetranaIl massacro di Cogne allora ? Quello di Erika e Omar alla madre della ragazza e il fratellino di soli 9 anni ? E ancora, i coniugi di Erba ?

Hanno tutti ucciso perché assassini  o perché settentrionali ?

Il Sud come il Nord non sono l’oggetto del contendere. Le argomentazioni di supposta incidenza culturale  in questa vicenda non c’entrano un bel niente. Se un problema c’è, è quello della pena certa e quasi mai proporzionale al crimine, un crimine questa volta che ha un responsabile, reo confesso.

E’ amara come il veleno la disgrazia di Avetrana, che a tratti forse si interseca con la storia dei pescatori di Aci Trezza. Si ripetono le interpretazioni dei personaggi, uniti si da una stessa cultura, ma divisi dalle  scelte di vita, soverchiate comunque da un destino ineluttabile.

A cura di Flavia Sorrentino