Fino al 19 febbraio il Pan ospita Fractals & Others, la personale di Bruno Di Bello
Fino al 19 febbraio il Pan ospita “Fractals & Others”, la personale di Bruno Di Bello organizzata dall’associazione culturale ArteAs, e curata da Mario Franco, Maria Savarese e Maurizio Siniscalco. L’esposizione, un’autentica esplosione di colori ed energia, arriva al primo piano della prestigiosa istituzione al 60 di via dei Milla dopo Certosa di Capri e il MAC, il Museo di Arte Contemporanea di Niterói, in Brasile, presentando insieme alle quindici stampe digitali su tela di grande formato assemblate in trittici e un nucleo di lavori preparatori di formato ridotto, un’opera inedita site specific che, come le altre, pone al centro della ricerca estetica dell’artista gli infiniti moduli figurativi metamorfici derivanti dai frattali, termine riferito a strutture dal comportamento matematico “caotico” che Benoît Mandelbrot introdusse nel libro “Les Objects Fractals: Forme, Hazard et Dimension” (1975). «Forme astratte con radici in forme naturali e viceversa, in una sorta di equilibrio a beneficio della qualità visiva». Queste le parole con cui Di Bello descrive i suoi lavori, opere strutturali importanti che, anche grazie all’allestimento, spingono l’osservatore a guardare in alto, come a contemplare le grandi tele barocche che impreziosiscono le chiese, o il cielo, che con i suoi colori, le sue nuvole, i suoi arcobaleni, sovrasta l’uomo, i suoi giorni, la sua vita. Emblema della mostra «“A Bao A Qu”, l’opera che, pensata e realizzata proprio per gli spazi di Palazzo Roccella, prende il nome da una creatura fantastica descritta da Borges nel Manuale di zoologia fantastica, e rappresenta il lavoro dell’artista su un frattale che, con poche aggiunte ed elaborazioni, porta alla luce una sagoma zoomorfa, inesistente in natura, ma -spiega Maria Savarese- con le caratteristiche delle forme naturali, proprio quello che Paul Klee cercava». L‘autore, che sin dalla fine degli anni Cinquanta con il “Gruppo 58”, insieme a Fergola, Del Pezzo, Biasi, Persico e Luca, ha contribuito al rinnovamento dei linguaggi del contemporaneo, indagando poi negli anni Sessanta e Settanta attraverso i suoi lavori le metodologie espressive dei maestri delle avanguardie storiche, da Marcel Duchamp a Man Ray, dopo quasi trent’anni torna ad esporre in un’istituzione napoletana (l’ultima mostra pubblica fu “Terrae Motus”, allestita da Lucio Amelio in occasione del terremoto che sconvolse Napoli e l’Irpinia nel ’80, ndr), propone per questa mostra, patrocinata dall’assessorato alla cultura del Comune di Napoli, le possibilità creative che i new media offrono. Ad illustrare l’esposizione un ampio catalogo antologico dell’artista, corredato, in occasione del vernissage, da un magazine edito da Paparo Edizioni con testi critici di Mario Franco, Maria Savarese, Maurizio Siniscalco e Mario Costa.
Rosaria Morra