Cu’ Caravaggio: Napoli accende i riflettori su arte, teatro e impegno civile

Napoli, 10 ottobre 2025 – Porta del Parco.
L’Assessorato al Turismo del Comune di Napoli, l’Associazione Il Grillo e l’Associazione Stampa Giornalisti Flegrei annunciano la messa in scena dello spettacolo teatrale “Cu’ Caravaggio”, scritto dal giornalista e scrittore Armando De Martino e diretto da Giulia Supino. L’appuntamento è fissato per venerdì 10 ottobre 2025 presso la Porta del Parco di Napoli.
Lo spettacolo si inserisce in un percorso culturale che De Martino porta avanti da anni e che ha già riscosso grande attenzione con “Cu’ Dante” e “Cu’ Viviani”. «Con questa terza tappa – spiegano gli organizzatori – si completa un viaggio artistico e ideale che intreccia letteratura, pittura e teatro, offrendo al pubblico nuove chiavi di lettura dei grandi maestri della tradizione.
La scelta di Caravaggio non è casuale. «Il pittore lombardo – sottolinea De Martino – con la sua vita tormentata, segnata da passioni, contrasti e genialità assoluta, rappresenta un simbolo perfetto per indagare il rapporto tra arte e realtà. Le sue tele diventano specchio dell’anima umana, con tutte le sue ombre e le sue luci.
Lo spettacolo porta letteralmente in scena i quadri. «Le immagini si trasformano in azione scenica, i personaggi prendono vita, la luce e l’ombra – elementi centrali della pittura caravaggesca – diventano strumenti drammaturgici», spiega la regista Giulia Supino, che ha costruito una regia capace di fondere recitazione, danza e musica.
La messinscena non si limita a riprodurre l’universo caravaggesco, ma lo rilegge in chiave contemporanea. «La potenza espressiva delle opere – evidenziano i promotori – dialoga con temi urgenti del nostro tempo: il bullismo, la parità di genere, i diritti civili, la necessità di un riscatto personale e collettivo.
Il teatro, così, diventa spazio di riflessione e coscienza. «Abbiamo voluto – continua De Martino – che l’arte non fosse solo contemplazione, ma anche stimolo. Caravaggio ci mostra che ogni ferita può trasformarsi in bellezza, ogni caduta in rinascita. È un messaggio che sentiamo necessario condividere con le nuove generazioni.
L’evento si presenta anche come un importante momento di valorizzazione turistica. Napoli – sottolinea l’Assessorato al Turismo – continua a investire in progetti che uniscono tradizione e innovazione, arte e impegno sociale, rafforzando la propria identità di capitale culturale del Mediterraneo.
La trilogia “Cu’” ha già dimostrato di saper coinvolgere pubblici diversi, dai giovani studenti ai cultori della letteratura e della storia dell’arte. «Con “Cu’ Dante” – ricorda De Martino – abbiamo riscoperto la forza universale della Commedia; con “Cu’ Viviani” la vivacità del teatro partenopeo. Oggi con Caravaggio ci confrontiamo con un linguaggio pittorico che diventa teatro dell’anima.
Lo spettacolo promette momenti di grande impatto emotivo. Le musiche originali accompagneranno le scene, le coreografie daranno corpo alle tensioni interne dei personaggi, mentre le luci saranno protagoniste tanto quanto gli attori. «Abbiamo lavorato – racconta Supino – per creare un’esperienza immersiva. Il pubblico non assisterà semplicemente a una rappresentazione, ma verrà trascinato dentro i quadri, quasi a vivere accanto ai personaggi.
Il debutto alla Porta del Parco, luogo simbolico di rinascita per il quartiere di Bagnoli, assume un ulteriore valore. Abbiamo scelto questo spazio – spiegano gli organizzatori – perché rappresenta un punto di incontro tra passato e futuro, tra memoria e rigenerazione urbana. È il contesto ideale per un’opera che vuole unire la grande tradizione artistica con i bisogni contemporanei.
Il percorso di De Martino non si ferma qui. Stiamo già lavorando – anticipa l’autore – a nuovi progetti che, pur rimanendo fedeli alla filosofia della trilogia, esploreranno linguaggi diversi e nuove modalità di coinvolgimento del pubblico.
In definitiva, “Cu’ Caravaggio” si presenta come uno spettacolo che va oltre il teatro: È un invito – concludono gli organizzatori – a guardare l’arte non come qualcosa di distante, ma come strumento vivo, capace di parlare al cuore delle persone, di stimolare il dibattito, di restituire senso e speranza alla comunità.

M.O