Ci state uccidendo a fuoco lento: l’allarme civile di Idee e Concretezza dopo l’ennesimo rogo tossico nella Terra dei Fuochi
“Non un altro rogo. Basta veleni. Basta silenzi”. È un grido civile, ma carico di rabbia e determinazione, quello lanciato dall’associazione Idee e Concretezza dopo l’ennesima notte di paura e fumo acre nella zona nord di Napoli.
Stanotte – racconta Salvatore Mautone, presidente dell’associazione – una nube nera ci ha svegliati nel cuore della notte. Un’altra. L’ennesima. Il puzzo acre è entrato dalle finestre, ha impregnato muri e vestiti, ha stretto la gola a bambini e anziani. Forse a Palazzo Chigi non arriva l’odore, ma qui, tra Afragola, Caivano e Acerra, lo respiriamo a pieni polmoni. E ce lo portiamo nei polmoni dei nostri figli.
L’incendio, appiccato in un capannone industriale dismesso, ha generato un rogo tossico visibile per chilometri. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, ma l’aria è rimasta irrespirabile per ore. La colonna di fumo si è innalzata lenta e minacciosa, depositando cenere e particolato su orti, scuole e strade. Migliaia di famiglie, ancora una volta, sono state costrette a sigillarsi in casa.
È la solita Terra dei Fuochi – afferma con amarezza Antonio Di Nardo, vicepresidente del sodalizio – quella che tutti fingono di combattere ma che nessuno vuole veramente estirpare. Si parla da anni di bonifiche, task force, droni e piani speciali. Ma la verità è che il problema è ancora tutto lì, davanti ai nostri occhi. Anzi, nei nostri polmoni».
La denuncia è diventata un’azione concreta: l’associazione ha inviato una PEC ufficiale a sei istituzioni – Presidenza del Consiglio, Regione Campania, Ministero dell’Ambiente, Prefettura di Napoli, Procura della Repubblica e Comando Generale dei Carabinieri – chiedendo l’apertura immediata di un tavolo operativo straordinario.
Cinque i punti chiave avanzati:
Videosorveglianza capillare nelle aree a rischio roghi;
Sanzioni penali immediate e severe per chi appicca incendi;
Monitoraggio ambientale e sanitario trasparente, con pubblicazione costante dei dati rilevati da ARPAC e ASL;
Presidio fisso delle forze dell’ordine e dell’Esercito nei punti più colpiti dai roghi illegali;
Bonifiche reali, non più annunciate a fini elettorali ma mai realizzate.
Se entro sette giorni – avverte Mautone – non avremo risposte concrete, passeremo alla mobilitazione generale: proteste di piazza, denunce collettive e raccolte firme. Non ci faremo più avvelenare in silenzio. La nostra pazienza è finita.
Intanto, i cittadini continuano a vivere nella paura. «Non si respira – racconta Maria Esposito, insegnante – ho dovuto spegnere l’aria condizionata perché aspirava fumo nero. Ma con trenta gradi in casa non si dorme. È una condanna quotidiana.
Secondo i dati dell’ARPAC, solo nel mese di giugno si sono verificati dodici roghi tossici nell’area nord di Napoli. Una cifra che, sommata ai picchi di diossine registrati nelle centraline, rappresenta una minaccia costante alla salute pubblica.
Non vogliamo più sentire parlare di emergenza – tuona Di Nardo – perché questa non è un’emergenza: è un crimine sistemico, che si consuma ogni giorno nell’indifferenza generale. E la salute, ricordiamolo, è un diritto costituzionale, non un favore concesso a giorni alterni.
L’associazione ha già avviato contatti con altre realtà civiche e comitati ambientali della Campania per un’azione collettiva. Se sarà necessario – conclude Mautone – porteremo le nostre istanze fino a Roma. Siamo pronti a farci sentire in ogni sede. Perché la vita delle nostre famiglie vale più del silenzio delle istituzioni».
Mentre la Terra dei Fuochi continua a bruciare, l’alba di una soluzione resta ancora lontana. Ma da Napoli nord arriva un segnale forte: la società civile non è più disposta ad aspettare.
M.O