Castelnuovo Cilento

Se la storia ha un suo “continuum”, qui trova la sua affermazione. Castelnuovo è la cartolina del Cilento, ma pazienza se non rientra nel circuito turistico-televisivo-mediatico dei borghi più belli d’Italia. Il paese prende il nome dal suo castello, presente all’ingresso salvatore 1del paese. Le sue torri merlate, opportunamente restaurate nel lontano 1966, imperiose vigilano sulla storia millenaria del Cilento. Una gemma architettonica che ci perviene dal lontano Medievo, fucina di misteriosi plessi urbanistici e di dimore nobiliari, che sfidando i secoli sono giunte fino a noi incredibilmente intatte. Un dedalo di viuzze disegnate dalla toponomastica di chissà quale secolo, come le sue case costruite pietra su pietra. Qui tutto trasuda di storia, dagli ulivi secolari, ricchezza immortale, alle tradizioni, al modo lento di camminare della gente, al cadenzare di gesti e parole, intorno scorci di vita vissuta segnate dal tempo. Un piccolo paese che accoglie circa duemila residenti, a duecentottanta metri sul livello del mare, che nella stagione estiva quintuplica il loro numero, creando un’atmosfera festosa. Tanti i turisti, soprattutto quelli provenienti dalla Germania che affollano le pittoresche stradine strette e localini all’aperto, dov’è possibile sostare godendosi il panorama. Tanti gli stranieri che hanno scelto di risiedere nel borgo, attratti dalla bellezza dei luoghi, dall’aria salubre, dalla quiete e dalla vicinanza del mare. A qualche chilometro di salvatore 2distanza, nelle acque limpide e cristalline della costa cilentana, Ulisse si lasciò ammaliare dal canto delle sirene. Ma non si può parlare di questo borgo d’Italia senza menzionare il Castello dei Marchesi Talamo-Atenolfi, potente famiglia del Vallo di Diano, proprietari della fortezza a partire dall’anno 1724, legittimata da regio decreto borbonico. Tanta storia tra le sue mura millenarie, abbandonato dopo otto secoli per i frequenti terremoti che avevano scosso la sua stabilità, ridotto ad un rudere a partire dal 1860. Il 1966 fu un anno di grazie per il castello. Un illustre discendente di questa potente signoria, il Marchese e Ambasciatore Giuseppe Talamo-Atenolfi, forte di un riconosciuto prestigio internazionale, riuscì ad ottenere finanziamenti pubblici e privati per la sua messa in sicurezza, ridando così lustro al castello e alla sua storia. Nel periodo estivo sono tanti gli eventi che trovano spazio al suo interno, premi letterari, convegni scientifici, manifestazioni di carattere sociale. La bellezza di questi borghi d’Italia sarà immortale se noi saremo in grado manutenerla, con politiche di intervento efficaci e appropriate. Si proceda, senza indugio, rispettando la storia.

A cura di Salvatore Cutolo