L’identikit: dei papà moderni

Dal mammo, abilissimo con biberon e pannollini, al giocherellone; dallo sportivo a tutti i costi che diventa allenatore e tifoso dei figli, fino allo psicologo, comprensivo anche in caso di brutti voti, o al papa 4‘tassista’ in grado di scarrozzare la prole a tutte le ore del giorno e della notte. “Il papà italiano è molto cambiato negli ultimi decenni, ma si tratta soprattutto di un cambiamento di atteggiamento: nella sostanza, ovvero nell’emozione e nell’amore per i figli, somiglia a quello di 20-30 anni fa. Il fatto è che un tempo i padri erano più duri e responsabilizzanti, ma lo facevano per preparare i figli alla vita; i papà moderni sono più innamorati e più protettivi nei confronti dei pargoli, ma così rischiano di farli arrivare impreparati al confronto con il mondo esterno .“I papà di oggi, anche i manager, lavorano 10 ore al giorno, e quando tornano a casa spesso non pensano di potersi abbandonare sul divano ed essere serviti, anche se vorrebbero che fosse ancora così”. Alcuni sono quasi padri-zombie: tornano a casa tardissimo e talmente stanchi, che in realtà già dormono al momento della favola della buona notte. Ma non si arrendono, e la infarciscono con episodi autobiografici tratti dalla loro giornata, dalle riunioni di lavoro tra principesse e ranocchi, alle discussioni con il capo nell’avventura del pirata. Se lo svegli in piena notte per un emergenza, poi, spesso delira, o fa il sonnambulo. E la mattina dopo non ricorda nulla. “Gli sportivi sanno sciare o magari giocare a tennis e alla domenica decidono di andare in bicicletta con i figli. I papà moderni – riflette Vinciguerra – lavorano 11 mesi l’anno per permettere ai figli di condurre una vita dignitosa e il dodicesimo mese, poi, lavorano ancora per permettere ai figli di andare al mare: si sentono in colpa se i propri figli non possono fare ciò che fanno tutti gli altri”. I papà moderni vestono con i jeans, “ma papa 3sanno ancora insegnare come si fa un nodo alla cravatta”, prosegue la psicoterapeuta. Se torni a casa con un 4, “i papà moderni ti chiedono cosa c’è che non va, ma spesso cercano responsabilità fuori dai propri figli. Quando compi 16 anni alle 23.00 ti accompagnano in discoteca e restano a dormire fino alle quattro di mattina in macchina”. E’ possibile diventare amico di tuo padre su Facebook. “Forse a un figlio sembrerà di essere suo amico anche nella vita, ma il papà moderno ormai sa bene che è pericoloso non rispettare i ruoli, anche se – avverte la Vinciguerra – spesso cade nella tentazione di questa ‘promiscuità”. E con la scuola? “I papà di oggi iniziano a fare i compiti con i figli, poi si arrendono e chiamano la mamma. Se ti dicono di no, cercano di spiegartene anche i motivi. E leggono libri che spiegano come diventare un buon padre”. “Molto spesso, però, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: c’è la difficoltà di applicare tutto quello che sappiamo essere giusto e adeguato alla crescita – avverte la psicoterapeuta – e dunque si fanno errori. Così i figli sono troppo protetti, il mondo rischia di girare dietro ai loro bisogni, che poi spesso invece sono i nostri. Vorremmo vederli sempre felici i nostri bambini, e non riusciamo ad accettare che la crescita sia spesso frutto di difficoltà, impegno per raggiungere la gratificazione e capacità di affrontare le frustrazioni. Il rischio è di far crescere i figli con l’illusione che tutto sarebbe comunque arrivato perché semplicemente era un loro diritto, abbassando notevolmente la spinta emotiva del desiderio e dell’impegno”. Chi non ha avuto un papà moderno, probabilmente ha avuto un papa 5padre “felice di delegare a mamma il momento del pannolino; probabilmente la domenica non andava a sciare ma a mangiare le fettuccine dalla nonna, forse ad agosto non andava al mare ma a giocare in cortile, nonostante il padre lavorasse comunque 12 mesi l’anno. Se portavi da scuola un 4 ti beccavi una punizione, in discoteca probabilmente non ci andavi. Se chiedevi aiuto per fare un compito questo non arrivava, perché papà pensava dovessi farcela da solo. Se gli facevi delle domande, ti dava le sue risposte credendo che ti aiutassero nelle tue scelte”. Ma tutto sommato, i papà italiani moderni e quelli di una volta “in realtà si assomigliano molto, perché entrambi cercano di fare di tutto per dare il meglio ai figli”. ”Dunque quando hai cinque anni tuo padre lo vedi come fosse un super eroe, quando ne hai 15 come se fosse il peggior nemico, quando ne hai 40 riconosci i suoi limiti e ti fa arrabbiare perché lui ne ha 70 ed è difficile avere un rapporto sereno e alla pari. Ma poi, quando tuo padre non c’è più, se è stato un buon padre – conclude Vinciguerra – cercherai di seguire il suo esempio con i tuoi figli”.

a cura di Lucia Testa