Polemiche instabili
Ed ecco che, a confutare la definitiva rottura dell’atmosfera di tensione nel Bel Paese, interviene il taglio dei buoni pasto attraverso cui si permetteva, ai dipendenti statali , di accedere ad un pranzo dignitoso generalmente consumato da chi praticava l’orario spezzato. Cosa accadrà ora? Semplicemente che, i ticket, spetteranno di diritto a coloro che saranno impegnati sul posto di lavoro 36 ore settimanali. I sindacati irrompono verbalmente, indignati dinanzi a tale provvedimento, che andrebbe a rielaborare di sana pianta i codici contrattuali relativi alle attività statali e che sancirebbe l’ennesimo taglio economico, di cui è chiaro che ne risentano i badgets familiari. Oltre all’indicativo fenomeno, se ne aggiungerebbe un altro della stessa natura, ma riguardante un tema diverso: a quanto pare è in atto la decurtazione dei rimborsi riconosciuti ai dipendenti trasferiti che si accolleranno, dunque, il costo dell’imballaggio dei mobili e, nel complesso, tutte le spese di cui consta un trasferimento. I commenti salgono alle stelle denotando, ancora una volta, una pesante insoddisfazione tesa a scagliarsi contro le mura istituzionali. La voce più stridula dell’insieme di protesta sarà certamente quella dei sindacati, ma ad un tratto alle notizie sopracitate se ne aggiunge un’altra: è solo una voce di corridoio! La riduzione dei buoni pasto non sembra essere contemplata nella definitiva stesura della Legge di stabilità, si è parlato semplicemente dei cinque ticket spettanti per le 36 ore settimanali, tutto qua. La polemica è sorta da un niente, alimentato fortemente da più megafoni, e nell’arco di 24 ore si è diffusa provocando effetti allarmanti nell’animo degli italiani già in collera per le forbici affilate dell’economia italiana. Della serie : come se non bastasse!
Francesca Morgante