La crisi come un’incudine

Il peso della crisi non grava su tutta la popolazione allo stesso modo. Escludendo dal discorso la parte più abbiente, prendiamo in considerazione la classe media, che sente il peso della crisi nelle tasse e nei beni di consumo. A volte si pensa che la crisi si limiti a tali effetti, fin quando non arriva un’improvvisa lettera di licenziamento, la mattina del tuo giorno libero. Questo è ciò che è accaduto agli impiegati dell’azienda privata CRISIJannone ARM di San Giovanni (provincia di Napoli). Tale lettera, preceduta solo da una serie di voci di corridoio, è giunta senza alcun preavviso. La mattina di sabato 25 febbrario 2012, venticinque dipendenti (su 46) sono stati licenziati. Uomini e donne, tra i quali alcuni lavoravano da più di 20 anni nell’azienda, si ritrovano disoccupati in un periodo così difficile per trovare un nuovo lavoro. Inoltre, la ditta non ha dato la possibilità di mettere in cassa integrazione, e i criteri di scelta per il licenziamento non sono ancora stati comunicati. Gli ex-dipendenti, attualmente, si ritrovano ogni mattina davanti ai cancelli dell’industria per protestare, appoggiati dal sindacato della CGL (Confederazione Generale del Lavoro). Alcuni impiegati hanno raccontato del blocco delle merci che stanno effettuando, intralciando l’accesso dei camion nella ditta. Spesso, però, devono interrompersi per via dell’intervento della polizia. Molti hanno affermato, comunque, che la polizia si è mostrata comprensiva nei loro confronti, come anche gli abitanti della zona.
La situazione di quest’azienda, purtroppo, è simile a molte altre. Ho scelto, però, di riportare un esempio vicino e descritto dagli stessi impiegati. In questo modo la crisi diventa tangibile. Basti pensare alle difficoltà che incontrerà la maggior parte dei dipendenti per trovare un impiego: alcuni per l’età, molti altri per il periodo buio, com’è noto, che sta attraversando l’intera economia.
Gli unici segni, che avrebbero potuto permettere di prevedere un simile taglio del personale, sono stati 3 licenziamenti precedenti. Nessun impiegato avrebbe immaginato un simile taglio.
Ormai, non ci si può più appellare all’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori a causa dell’emendamento dell’Articolo 8, che giustifica licenziamenti immotivati o illeciti. L’azienda ha motivato i licenziamenti con un calo del fatturato. Ma ciò non legittima il mancato preavviso. Se si pensa che 25 diependenti corrispondono, all’incirca, a 25 famiglie, si sente il peso della crisi, che inizia a colpire come un falce, tagliando tutto ciò che trova sul suo percorso.
Un giorno qualunque, inaspettatamente, dei dipendenti si sono trovati di fronte ad una terribile sorpresa ed afflitti da un enorme sconforto. Fino a pochi giorni prima, l’idea della disoccupazione non era neanche contemplata. Ciò che colpisce maggiormente è proprio l’effetto sorpresa della lettera.
Parlando con gli impiegati, è emersa, però, non solo disperazione, ma anche una grande forza. La voglia di lottare che proviene da questo gruppo di lavoratori dovrebbe diventare il punto di partenza di una reazione. Ci troviamo in un Paese dormiente, che necessita della voce della popolazione, ormai persa da molto tempo. Se lo stesso spirito di quei lavoratori abbracciasse l’intera Italia, e non parlo di rivoluzione, ma di pura forza nell’affrontare la situazione corrente, sarebbe un primo passo importante.

Sara Falcone