Il Teatro in Cucina: Sartù.

“Fuga di Bach” per Il Teatro in Cucina: Sartù. Altro che ricette preparate in Tv! L’odore dell’ottimo Sartù offerto FOTO TEATRO1da Villa Mazzarella il 20, il 21 ed il 22 giugno, ha condito gli spazi nell’Antico Giardino dell’Accademia di Belle Arti di Napoli grazie a un testo di Rosi Padovani (a cura di Maria Varriale de Curtis per Loro di Napoli), che per il Napoli Teatro Festival Italia 2012 si è avvalso dell’inconfondibile stile registico di Roberto Azzurro. Precisione, ironia, lavoro sul personaggio e gusto della parola inchiodano lo spettatore per un’ora e 15 circa. Capitolo primo: la presentazione. Capitolo secondo: le attese. Capitolo terzo: le ingiurie. Capitolo quarto: i ripensamenti. Capitolo quinto: la sibilla. Capitolo sesto: la soluzione.
Fuga di Bach per presentare e vivere le storie di un condominio cosciente che “questo è il mondo mica il paradiso!” e così Angelina (Gea Martire), portiera che si autodefinisce socialmente utile “con gli occhi spalancati come due televisori” cerca di conquistare l’avvocato Ignazio La Viola (Roberto Azzurro) e uno spazio nel mondo in via Pessina 35 col suo “decalogo della portierologia”.
– A volte basta una suggestione per essere felici- . Casa Esposito (Pietro Juliano e Federica Aiello), casa Benfelice (Cinzia Cordella), casa Amoroso (Giorgio Pinto e Francesca Cacciatore) intrecciano sentimenti d’amore e d’odio nella preparazione di un pasto che potrà essere cucinato definitivamente soltanto trovando una soluzione comune. Manca il gas, manca il riso, forse perché chiusi nelle nostre case dimentichiamo che “gli odori, i suoni, le voci arrivano ovunque” che “siamo tanti organi ma in un corpo solo”. Al banchetto post spettacolo il pubblico conviviale discute soddisfatto della rappresentazione cui è rimasto affezionato. Il vino è offerto da Masseria Campito. “E chest’è!” come direbbe il personaggio simpatico ed estraniante interpretato da Emilio Marchese. Operazione riuscita felicemente, del resto come pensa Feuerbach: “noi siamo quello che mangiamo”.

di Anita Laudando