Il linguaggio pittorico di Sonia Riccio

Fino a lunedì 1 ottobre, la Fonoteca ospita “Superando l’io” la personale di Sonia Riccio a cura di Gianni Nappa (infoline ). Nello spazio vomerese s’incastonano perfettamente le tele monocromatiche della giovane artista napoletana che ROSARIA 2arriva a questa esposizione matura e consapevole; la sua produzione, infatti, esprime la soluzione ad un groviglio interiore che sembra, nel raffinatissimo tono su tono, sciogliersi con incredibile semplicità. «All’inizio del mio percorso artistico il gesto pittorico era l’ultimo passaggio di uno studio attento e puntuale, pertanto, quello che arrivava su tela era sterile, senza anima, senza passione, senza pathos, oggi, invece, sulla tela imprimo le mie emozioni, mi risolvo attraverso l’arte, mi racconto e grido, lasciando che l’opera accolga il mio sfogo interiore». È così che l’artista descrive la sua recente produzione, un mezzo per parlare di sé al pubblico senza parole, ma con volumi e segni puliti e netti; giochi solo apparentemente geometrici si stagliano nel bagliore monocromatico del grigio, del nero e del rosso, colori forti, vivi, eleganti, femminili, risoluti, che rappresentano la base migliore per queste reti sinuose e avvolgenti; con tratti repentini e leggeri Riccio segna il colore, offrendo giochi di opachi e lucidi per mirabili effetti luce. «Opere non semplici, ma immediatamente leggibili: proprio nella stesura dei vari strati e passaggi s’insinua lo spazio e ne costruisce il dato tridimensionale, come ROSARIA 3sospensione e come pensiero, oltre che come idea costruttiva e decostruttiva allo stesso tempo; piani infiniti e linee che fendono l’illimitato spazio, che attraverso i tre colori hanno una definizione diversa, ci offrono una visione unica per ogni opera presente in mostra, dove l’apparenza della similitudine, è il dato su cui soffermarsi per carpirne la profonda differenza, e questo conferma il dato istintivo che però è anche consapevolezza del fare di Sonia Riccio, artista work in progress, che ha già aggiunto al suo background, l’astrazione costruttiva come propria prerogativa di linguaggio». Così il critico e curatore illustra la cifra di questa giovane donna che attraverso l’arte di struttura e destruttura ogni volta per un processo di crescita cui è chiamato anche lo spettatore.

Rosaria Morra