Identita’…evoluzione pericolosa

identitaIn sociologia e nelle altre scienze sociali il concetto di identità riguarda, da un lato il modo in cui l’individuo considera e costruisce se stesso come membro di determinati gruppi sociali: nazione, classe sociale, livello culturale, etnia, genere, professione, e così via; e, dall’altro, il modo in cui le norme di quei gruppi consentono a ciascun individuo di pensare, muoversi, collocarsi e relazionarsi rispetto a sé stesso e agli altri. L’evoluzione costruttiva dell’identità ha varie fasi, di identificazione e di individuazione; prima il soggetto fa riferimento a immagini con cui sente delle affinità, condividendone alcuni aspetti caratteriali di appartenenza collettiva (famiglia, patria, gruppo di pari, comunità locale, nazione fino ad arrivare al limite all’intera umanità);
dopo si fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli altri, sia di altri gruppi a cui non appartiene (e, in questo senso, ogni identificazione/inclusione implica un’individuazione/esclusione), sia dagli altri membri del gruppo rispetto ai quali il soggetto si distingue per le proprie caratteristiche fisiche e morali e per una propria storia individuale (biografia) che è sua e di nessun altro. Ognuno ha una identità multipla, ed il corpo diventa mediatore tra noi e il mondo, serve per definire identità proprie rispetto ad altri, mostrando in che parte della vita ci si trova; le differenze anatomiche fra uomo e donna sono la prima base di una classificazione per le diversità culturale e sociale; la scissione, l’eliminazione e la classificazione tra i sessi viene interpretata attraverso la simbologia e le definizioni applicate tanto alla verità dell’essere quanto all’immaginario. Tutto questo serve per avvalorare che l’identità tanto contemporanea e realista nei rapporti, varia durevolmente in funzione delle diversità contestuali tanto nel ruolo che nella posizione negli intrecciati rapporti sociali che scorrono inesorabilmente all’orizzonte; l’orgoglio può divenire l’elemento utile per recepire meglio il concetto di identità, un punto di riferimento. Le teorie di identificazione fanno tutte riferimento a delle logiche antiche, vi sono altre scuole di pensiero che anziché l’identità guardano alla trasformazione, come altri indugiano sulla perfezione, si cerca il meglio di sé, non ancora raggiunto ma possibile; di conseguenza qualcuno disse che ogni istituzione o persona non deve essere comunque definito come tale, ma solo perché rapportato al periodo di tempo di vita, cioè quando esiste(Mister X condannato per un reato commesso nel 1990, non sarà lo stesso lo stesso Miste X nel 1993), questo potrebbe stravolgere completamente il senso della vita. Le differenze fra le identità è, nei fatti, una rete di relazioni, alcune molto forti, di amicizia personale, altre centrate su progetti politico e di ricerca, altre professionali, altre di semplice conoscenza e di condivisione di alcune attività. Tutte però, per essere forti, dovranno basarsi sulla pratica dello stare in relazione in maniera non strumentale, con nessun altro fine che la relazione stessa, luogo di comunicazione profonda e sincera. Questi rapporti devono servire ad aprire continuamente nuove aree di ricerca e di politica, sia nel privato che nel pubblico; facendo contrapporre anche in maniera conflittuale diversi soggetti, ma con la speranza che sia sempre possibile ricominciare con diverse visioni che non siano sempre distruttive. Il conflitto non deve significare per forza guerra, ma necessità di osare di più, di accrescere quella volontà di mediazione e di parola politica; le cause e gli elementi del conflitto possono diventare strumenti per una maggiore conoscenza di sé, dell’altra/o e delle situazioni ; così diventa possibile poter affermare la propria verità senza negare quella degli altri. Contrapporsi, senza essere distruttivi non é facile, tuttaltro, ma questa deve essere la sfida che non possiamo perdere.

a cura di Daniele Vitale