I nuovi passi dell’economia

bankitalia_280xFreeDalla crisi economica alla risposta pre-risolutiva; dalla tempesta al sereno nazionale, pare che vada la vicenda Bankitalia che, seppur non conclusa nei termini burocratici rigorosamente presenti, non esclude una pseudo-uniformità italiana, in merito, appunto, alla nomina del governatore, che “validamente” sostituirà Mario Draghi, designato alla BCE. Questi, in partenza dunque per Francoforte, sarà salutato dagli esponenti dell’istituto finanziario, lunedì 24 Ottobre; cerimoniale (per così dire), che sarà accompagnato dal non secondario evento inerente alla sopracitata nomina che, udendo voci istituzionali, levatesi nel corso degli ultimi giorni, ancora ufficiose, sembra spettare di diritto (relativamente alle competenze caratterizzanti la persona) al napoletano Ignazio Visco. Al di là del background culturale, giuridico e istituzionale non avulso da contesti di tal genere, la scelta che ha visto o, in virtù dei criteri decisionali, vedrà il ruolo preminente del vicedirettore generale di Bankitalia ( si ricorda che anche il direttore generale Saccomanni era tra i possibili candidati), è stata acclamata all’unanimità. Ovviamente un governo (in particolar modo italiano) che si rispetti, deve vedersi contrapposta una coalizione che, sebbene avversa politicamente, questa volta sembra essere d’accordo, pur riservandosi il diritto di sindacare la modalità della soluzione, che ha visto Silvio Berlusconi tra i principali promotori. Quali i dubbi? Innanzitutto un’indefinibile insicurezza iniziale, viscorafforzata dalla posizione che il ministro dell’economia in primis, seguito a ruota da Bossi, ha assunto in merito: la pressione esercitata era per far eleggere il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, affiancato, come è ovvio, da altri pochi candidati. Come si spiega quindi, questa voce fuori dal coro? La risposta meno ingarbugliata di tutte è quella che sancisce l’esaltazione di un’impronta esclusivamente settentrionale del personale rappresentativo e che tuttavia non offusca i “buoni rapporti” tra Tremonti e il prescelto. Diciamo che, per loro, così va bene, ma se fosse andata diversamente con Grilli, si sarebbe raggiunto un punto di vista ottimale. Che dire ancora? Sicuramente la nomina ha segnato o, come precisato in precedenza, segnerà un momento favorevole (accolto con entusiasmo non esplicito dal Presidente della Repubblica), soprattutto in virtù del confronto che si terrà a breve con gli altri esponenti diplomatici europei, in occasione del quale la nomina giocherà da contrappunto alla digressione economica tristemente presente.

Francesca Morgante