DIPENDENZA VIRTUALE

pcCara Rossella,

sono seriamente preoccupata per mio figlio ventenne il quale trascorre intere giornate dinanzi al computer. Iscritto all’università, ormai da un anno non dà più esami, né frequenta i corsi e si comporta come se non fosse responsabile delle sue azioni e dei suoi comportamenti. Non so come agire perché, pur essendo intelligente, lo vedo sempre più sensibile, fragile, emotivamente instabile. Non esce più con gli amici, non ha una ragazza, non prova interesse per nulla se non per il computer, dinanzi al quale trascorre tutta la giornata e che abbandona solo per mangiare e dormire. Ho cercato di affrontare l’argomento ma diventa irascibile e polemico e per non litigare ormai sto zitta. Aiutami, che posso fare?

Una mamma in pena

Cara Mamma in pena,

penso sia il caso di parlare con uno psicologo, cercando una soluzione e ti consiglio di interpellarlo in modo veloce, senza far trascorrere altro tempo. Non sappiamo cosa nasconda l’atteggiamento del ragazzo e quale ne sia il motivo. La fragilità dei ragazzi è sempre più dilagante : molti hanno difficoltà a rapportarsi con gli altri, temono di affrontare la realtà, non hanno obiettivi ben definiti ed il web incentiva la costruzione di una identità, ma solo di facciata e senza punti di riferimento… Trascorrere qualche tempo breve al computer può anche apportare beneficio perché sviluppa riflessi, intelligenza logica e pratica, ma passare intere giornate tra il pc ed il letto diventa patologico ed infine ci si ritrova rimbambiti e frustrati. L’avanzata tecnologia unita alle alternative che rendono la nostra vita sempre più semplice ci stanno riducendo degli automi, annullando l’entusiasmo, l’ingegno, la creatività, la fantasia. Ormai siamo tutti dipendenti dal progredire incondizionato di questa scienza, che presa con saggezza ed a piccole “dosi” può anche migliorare la nostra esistenza ma può anche condizionarla rendendoci “schiavi”.

Nel caso che mi descrivi penso che l’irascibilità di tuo figlio non  sia motivata solo dall’uso prolungato ed incontrollato del pc ( che blocca lo sviluppo della creatività, in quanto annulla i rapporti verbali e quindi la comunicativa e la condivisione sia con la famiglia che con gli amici) ma da altre ben più profonde situazioni emotive e psicologiche. Forse cerca sicurezza affettiva e colma il vuoto interiore col mondo virtuale; oppure ha la sensazione di sentirsi incompreso e trascurato ed il pc lo tranquillizza perché lo inserisce socialmente; oppure è un antidoto alla sua timidezza. Se nutri timore di parlare con tuo figlio, fai intervenire qualche altro familiare, almeno per raggiungere un dialogo e conoscere le motivazioni di questo comportamento. Il tutto senza temere la sua insofferenza : potrebbe darsi che nella rabbia e nell’ira venga fuori la verità. Perché spesso tra genitori e figli si crea un baratro il cui silenzio non porta a nulla, mentre la parola ed anche il contrasto risultano potenti strumenti per la risoluzione dei problemi. Alle volte basta poco per superare un ostacolo: chiedere un parere invece di continuare ad impartire ordini. Essere compresi invece di venir giudicati. E questo vale per entrambe le parti.

Rossella Argo

Per chi volesse contattare Rossella Argo inviaci una email a rossellaargo@gmail.com