Ci vuole piu’ coraggio a vivere…

Cara Rossella,

negli ultimi tempi due amici hanno tentato il suicidio e salvati in extremis. Non sono né asociali, né folli e sembra, nemmeno depressi ma solo amareggiati per non aver trovato un lavoro adeguato. Ecco lettera 1perché sono angosciata. Vorrei sapere quale molla scatta nella mente di queste persone per attuare un insano gesto che lascia nel dolore, nell’angoscia più profonda, nel tormento. I miei amici sono ragazzi sensibili ma non deboli, mai superficiali, simpatici, allegri ma forse schiacciati da questa società indifferente che osanna ed esalta un esercito di imbecilli come quelli che ci propina il gossip, la squallida tv, i politicanti da baraccone che parlano del “disagio giovanile”, quando sono proprio loro che creano questo disagio con il pessimo esempio, in un mondo che ormai non offre prospettive né speranze.

Raffaella

Mia cara Raffaella,

io non credo al suicidio come soluzione. Ed anche se provo una profonda rabbia nell’ammettere che sono sempre i peggiori ad essere considerati “migliori” e viceversa, penso che si possa sempre stare fuori del “gregge” con le proprie idee e la propria determinazione, senza assoggettarsi al “sistema”. Ma la colpa di questa società è anche nostra, perché avvolti nel nostro egoismo, non facciamo nulla per far sì che qualcosa possa cambiare. Cresciuti spesso in un contesto dove la falsificazione della realtà è quasi totale, in cui tutto sembra facile, tutto possibile, tutto semplice, tutto dovuto, c’è un momento in cui ci si rende conto che sono solo illusioni. Ecco quindi che le persone sensibili soffrono e reagiscono in modo diverso dagli altri. Certo, ripercorro anch’io il mio tempo e comprendo che la giovinezza è composta di sogni ed aspettative che davano tepore e significato ai nostri giovanili giorni e che è complicato poi accettare ciò che diventiamo : spesso non ci si riconosce più, perché mai e poi mai avremmo immaginato di dover accettare quello che ora siamo. Ci vuole coraggio perché spesso costretti a scelte diverse, in ogni senso, in campi diversi, dall’amore, al lavoro e gli animi  delicati ed emotivi percepiscono, con ancor più sofferenza, quanto sia difficile vivere in questa “giungla”umana.Decidere di togliersi la vita non è da deboli, ma da disperati, è la soluzione di chi non ha più il potere di controllare la propria vita perché è tutto un fallimento, perché tutto è perduto, perché arrivato all’estremo delle proprie possibilità, perché avverte di essere già stato ucciso da un amore non corrisposto, dall’ambiente familiare o sociale, senza mai poter comprendere che la morte NON è una soluzione, ma l’anti-soluzione per eccellenza. Se soltanto si pensasse a quanti malati terminali vorrebbero continuare a vivere…

Rossella Argo


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