“ La rivincita di Tommy. Una storia di bullismo omofobico”

Intervista a cura di Anna Paciello

E’ un vero piacere per me intervistare la scrittrice giornalista napoletana Monica Florio, sempre in prima linea e contro ogni forma di emarginazione e discriminazione, handicap e omosessualità per parlare del suo ultimo romanzo illustrato (da Maurella Maio) “La rivincita di Tommy” (La Medusa Editrice)  di recentissima pubblicazione.

marco 2Non è mai semplice trattare e scrivere di bullismo e omofobia,  temi duri, profonde problematiche sociali ignobile avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità fenomeno, di cui ultimamente  parlano tanto anche le cronache. Ciò che mi ha colpito della scrittrice  Monica Florio, è la bravura che ha nel trattare tale argomento, la straordinaria delicatezza unita alla  determinazione, come del resto riesce a fare  il piccolo Tommy, il delicato protagonista del romanzo che riesce a prendersi le sue rivincite.

Monica grazie in “primis” per aver accettato la mia intervista, come nasce in te la volontà di affrontare il tema della diversità sessuale, forse argomento troppo spesso sottaciuto, da genitori, insegnanti e servizi sociali, e quanto è preoccupante questo fenomeno?

R. Mi sono sempre occupata di emarginazione e di realtà quali disadattamento, handicap e omosessualità. Del bullismo omofobico non si parla abbastanza, è un fenomeno grave che non suscita la stessa indignazione di quello tradizionale. Genitori e docenti non possono o vogliono impegnarsi come dovrebbero, forse perché l’omosessualità è ancora oggi sinonimo di vizio. Purtroppo le vittime sono disprezzate e derise proprio da chi dovrebbe difenderle.

Tommy si scontra con se stesso e contro tutti, ha difficoltà a relazionarsi, con la famiglia, con gli amici, e con i suoi arcaici professori, deriso, umiliato, isolato, giudicato e condannato all’isolamento  per la sua diversità dalla legge del branco. Dove trova la forza per reagire visto che la mamma chioccia, tende ad isolarlo e non ascoltarlo  impegnandosi  in tutt’altro, ed il padre Pietro, completamente assente, vive con il rimorso di essere stato da giovane anche lui un bullo, proprio come Diego e Luca, gli attuali carnefici del figlio?

marco 3 R. Le difficoltà relazionali di Tommy sono generate dall’ambiente ostile – scolastico e familiare – che lo circonda. Tommy non è un disadattato: è un adolescente come tanti, solo un po’ più insicuro. La forza per reagire la troverà nell’affetto del fratellino, Lorenzo, e nell’amicizia di una compagna di classe, Alessia. L’incontro con Gabriele, un ragazzo più grande, già consapevole della propria omosessualità, sarà per lui determinante.

Lo sport fortifica fisico è mente, e questo Tommy lo capisce, trova la forza d’animo necessaria a vincere l’emarginazione, e si dedica alla disciplina sportiva del  kick boxing, l’amicizia  poi con  Alessia, Gabriele e Stella, vittima di ignobili accuse, fanno si che riesca a capire che la chiave del successo è dentro di sé, a prescindere dall’orientamento sessuale. Come possiamo aiutare quei ragazzi, meno fortunati di lui che da soli non riescono ad affermare se stessi contro tutto e tutti?

R. Premetto che non sono un’assistente sociale né una psicologa. Sono solo una scrittrice e il mio punto vista può valere quanto un altro. A mio avviso, lo sforzo maggiore per i gay è quello di riuscire ad accettarsi. L’appoggio su cui possono contare rappresentato nell’ambiente familiare dalla figura materna per quanto gratificante, non li aiuta a uscire fuori dal bozzolo, anzi talvolta li rende ancora più dipendenti ed infantili. Pur essendo comprensibile che un ragazzo cerchi sostegno in chi gli è vicino, l’impatto, durissimo, con la realtà esterna non può essere evitato né risolto abbandonando la scuola o chiudendosi in casa.

marco 1Nel mio libro Gabriele, non rinuncia ad iscriversi a una scuola serale per diplomarsi, avendo abbandonato il liceo in seguito alle prepotenze subite. Questo personaggio, modellato su numerose testimonianze di vittime di bullismo omofobico, incarna il prototipo del gay che si è fatto da sé e, non a caso, lavora presso una palestra per rendersi indipendente.  Il messaggio che ho cercato di trasmettere raccontando questa storia è che ai gay si deve il rispetto e non la compassione.

Tommy è un diverso: tutti lo sanno, soprattutto i genitori che però non accettano, fingono, non vogliono vedere. Monica perché è così  difficile per una coppia di genitori accettare, prendere coscienza di così complesse diversità del proprio figlio?